Il filo rosso della Rhorwacher


I film di Alice Rhorwacher si distinguono chiaramente nel panorama del cinema italiano. Il suo è un cinema che pesca a piene mani nel desiderio di una vita più green, che spesso sfocia in una nostalgia per il passato e le sue credenze. Un po' radical, un po' vintage, ma decisamente interessante.

Con Lazzaro felice era riuscita a trovare un equilibrio invidiabile tra il vagheggiamento per una vita più tranquilla e quella moderna realizzando il suo film più riuscito. La chimera, invece risulta essere un film più faticoso. Coronato di scene belle, ben girate e con interpreti credibili e dalla faccia giusta annaspa sulla struttura generale e collassa nella parte centrale.

A causa di una sceneggiatura poco compatta e con troppe divagazioni La chimera non cattura fino in fondo e durante la visione è innegabile qualche attimo di stanca. Certamente si cerca di costruire un'azione di mistero anche sul protagonista, un alone però che non scompare mai, neppure alla fine del film.

Di contro il senso dell'immagine e il fascino della messa scena è innegabile. Alice Rohrwacher riesce a girare scene corali notevoli (anche se stavolta rischia di cadere nelle fellinismo) come nessun altro fa oggi in Italia.

Passato in concorso all'ultimo Festival di Cannes segna purtroppo un passo indietro rispetto all'ottimo Lazzaro felice che lo precedette. Interessante, ma chiaramente cinema di nicchia, decisamente settoriale nella visione e nell'ideologia. Resta comunque una bella certezza del nostro cinema, che riesce a farsi vedere all'estero probabilmente più che in Italia.