A scanso di equivoci chi scrive reputa Respiro, il secondo film di Crialese, uno dei migliori film italiani del nuovo millennio per originalità e creatività. 

Adesso, nove anni dopo il suo ultimo deludente lungometraggio Terraferma, torna con L'immensità e il risultato è a dir poco disastroso. Non si sa se per la troppa carne al fuoco, se per un eccesso di urgenza narrativa o per una mano pesante di montaggio in post produzione, il solo punto fermo è che il film non regge. 

Sicuramente anche la presenza ingombrante di Penelope Cruz nel cast crea confusione nello sviluppo della trama, tanto che il personaggio della madre della protagonista le ruba la scena con una trama secondaria non troppo originale, che però ha un peso esagerato. Il richiamo internazionale della star ha fatto danni senza troppi benefici. 

Così si fatica a seguire il percorso del bimbo nel corpo di bambina. I suoi rapporti con i resto della figlia risultano appena abbozzati e anche l'analisi del suo disagio interno fatica ad uscire. I numeri musicali sulle note delle canzoni anni Settenta targati Carrà o Patty Pravo lasciano il tempo che trovano e aumentano l'effetto affasttellamento che il film lascia nello spettatore. 

Passato in concorso a Venezia è davvero una delusione. Un'opera che procede per accumulo senza trovare uno sviluppo. Peccato perché era un'opera dai temi forti, coraggiosa e utile per il nostro paese, ma risulta davvero un'occasione sprecata.