Un bignami della violenza domestica

La regista è una donna, la tematica è  di quelle calde, la sceneggiatura è tratta da un romanzo di successo, l'attrice protagonista è di quelle in forte ascesa.... insomma le premesse per fare un film di qualità e ben accolto dal pubblico c'erano  davvero tutte. 

E il film all'inizio in effetti sembra funzionare. La parte più leggera regge e sinché non compaiono le prime ambiguità Il coraggio di Blanche si guarda com piacere. Data la scena iniziale si percepisce che qualcosa non va eppure l'immagine di persone felici ci convince. 

È quando l'atmosfera si incupisce che salta tutto. La spirale diventa mano a mano sempre più  prevedibile e i toni sempre più carichi. Si finisce per assistere ad un bignami di violenza neppure troppo convinto. La parentesi tra le foreste sottolineata anche nel titolo originale resta avulsa dal resto del film. 

In più entrambi gli attori caricano troppo i personaggi, soprattutto Poupaud che dopo Coupe de chance rischia di ripetere troppo spesso la stessa interpretazione e rimanere ingabbiato nel ruolo del marito violento. La Efira, una delle nuove muse del cinema francese, si sdoppia, si dibatte, sgrana gli occhi e regge sulle spalle il film, ma con un personaggio così monolitico cade anche lei nell'esagerazione. 

Valerie Donzelli è avvezza ad argomenti importanti, La guerra è dichiarata, opera sul cancro pediatrico, è stato un successo internazionale, ma i suoi film faticano sempre a trovare un equilibrio e Il coraggio di Blanche ne è la conferma. Non un film brutto da vedere, ma davvero troppo costruito attorno ad una tesi, senza mai un tentennamneto nei suoi protagonisti né  nel bene né nel male.