Lavorare con le mani e con la testa

Screenplay

L'animazione adulta è una forma di cinema che riesce spesso ad essere poetica e commovente regalando sprazzi di fantasia difficilmente raggiungibili con altri generi. Ne sono la riprova pellicole vincitrici di festival come Gatta Cenerentola o Valzer con Bashir. 

Manodopera di Alain Ughetto non fa sfigurare questo genere e con cartone e plastilina racconta la storia di tre generazioni di emigrati italiani in Francia per lavoro. Ma la plastilina non trasfigura il dolore e le sofferenze dei protagonisti costretti ad una vita che oggi sarebbe considerata disumana, la rende solamente raccontabile e, probabilmente, accettabile ai nostri occhi. 

La vita dei contadini delle valli piemontesi era fame, fatica, lavoro e rischi. Attraverso le parole della nonna, deputata ad aggiustare gli accadimenti, Ughetto scrive una sceneggiatura perfetta, che permette proprio alla nonna di dialogare col suo nipote ormai adulto e adesso regista della pellicola. Alain grazie a questo film ha trovato la giusta sintesi tra il lavorare con le mani, come volevano gli anziani della famiglia, e con la testa, cosa che era reputata un capriccio da sfogare solo la domenica. L'animazione gli permette di fare ciò che più  gli piace e al contempo tendere omaggio alla sua famiglia. 

Ma l'animazione permette anche di raccontare la guerra, il fascismo, l'odio per lo straniero senza mai dimenticare lo stupore. E il regista fa danzare i broccoli, fa saltare castagne in un mondo dove la mucca può  essere solamente un giocattolo e purtroppo il legno è spesso associata ad una bara. Eppure c'è  anche spazio per il romanticismo grazie a un sasso sulla superficie di un lago o alla farina degli gnocchi. 

Poco più  di un'ora per una gioia per gli occhi e per il cuore. Manodopera riconciglia con il passato e ci fa apprezzare di più  io presente e per qualche secondo non vorremmo più  iscire dalla sala.