La decostruzione e la modernizzazione di un mito come quello di Sissi è un'operazione coraggiosa e in parte necessaria. È ormai cosa nota infatti, che l'immagine costruita intorno all'ultima imperatrice di Austria dalle produzioni degli anni Cinquanta sia stata fortemente edulcorata e antistorica. 

La Kreutzer cerca di raccontare la Sissy conosciuta dagli austriaci del tempo, quella ossessionata dall'immagine, spaventata dal passare del tempo, poco accondiscendente con le regole della Corte. Per farlo cerca di usare un linguaggio moderno inserendo nelle inquadrature anche oggetti non coevi ai personaggi a simboleggiare la modernità del personaggio. Didascalico? Probabilmente sì è neppure troppo efficace, ma tant'è. 

A supportare il film c'è un'ottima interpretazione di Vicky Krieps che già si era fata amare ne Il filo nascosto. Qui tratteggia il personaggio in bilico tra sicurezze e debolezze usando magistralmente le espressioni del viso che possono più delle parole della sceneggiatura. Notevole. 

Eppure Il corsetto dell'imperatrice è uno di quei film in cui la regia è buona, le interpretazioni ottime, il cast tecnico, a cominciare della fotografia, interessante, ma che in fin dei conti non riesce a convincere. Sarà per la mancanza di una vera idea di sceneggiatura, ma si esce dal cinema non pienamente soddisfatti. 

La modernizzazione di un personaggio storico è un espediente già visto, anche nel cinema recente. Ecco perché il film della Kreutzer fatica a stupire, fatica a colpire lo spettatore e ad attrarlo. Peccato.