Il titolo è programmatico e anche un pochino deprimente in netta contrapposizione con quello che pensiamo di vedere. Tre ragazze hanno appena sostenuto l'esame di maturità e partono per le vacanze della vita in strutture che accolgono solamente giovani con le stesse aspettative.
All'apparenza sembrerebbe il Paradiso, ma la fine dell'adolescenza e la difficoltà nello stabilire rapporti personali profondi rendono quel momento della vita decisamente complicato. La Walker certo lo racconta in modo piuttosto prevedibile e tutta la prima parte non ha grossi scossoni. La camera pedina i suoi protagonisti cercando di raccontarne l'anima riuscendoci a tratti.
In un ambientazione che ricorda il bellissimo Aftersun, si dipana le storia di questi ragazzi con un occhio di riguardo su Tara, la ragazza con paure e dubbi. La McKenna-Bruce gli dona anima e fragilità in maniera stupefacente e scena dopo scena prende spazio sugli altri.
Il finale lascia l'amaro in bocca, ma regala anche l'idea migliore di regia. Uno specchio, un'immagine spaccata, un io in frantumi di fronte a chissà che futuro. Indubbiamnte una scena riuscita che riscatta quel senso di ambiguità che si percepisce soprattutto nella prima parte.
Un'opera non troppo originale vincitrice della sezione un certain regard a Cannes che senza voler giudicare rischia di avere comunque uno sguardo moraleggiante che pesa sull'opera tutta. Temi difficili da affrontare forse troppo per un'opera prima.