Il cinema d'animazione per adulti ha sempre regalato piccoli gioiellini poco visti e poco capiti dal pubblico per una sorta di pregiudizio sul genere. Eppure opere come Valzer con Bashir o il nostrano Gatta Cenerentola sono davvero film da vedere e ricordare. 

Su questa scia si inserisce Flee, opera del danese Rasmussen che con un volo pindarico originale ed interessante coniuga animazione a spirito documentaristico e realistico. Il racconto del reale attraverso la stilizzazione dell'animazione. Una stilizzazione che cresce in modo parallelo alla crudeltà della sitiazione. 

Rasmussen infatti alterna al tratto pastello semplice scene in bianco e nero che raccontano gli incubi reali vissuti dal protagonista durante le sue peregrinazioni da clandestino e durante le violenze delle forze dell'ordine. 

E così il racconto avvolge poco per volta lo spettatore con una fluidità narrativa e una dignità stupefacente. La sceneggiatura è equilibrata tra dolore e gioia, senza mai indulgere nel pietismo né nei falsi moralismi. Tutto viene portato alla luce perché con l'animazione anche le cose peggiori possono essere impresse sulla pellicola senza mai strafare. 

Primo film arrivato all Nomination all'Oscar come miglior film d'animazione, miglior documentario e miglior film internazionale è davvero uno di quei piccoli gioiellini da vedere soprattutto in questo momento in cui la guerra bussa alle porte dell'Unione Europea. Bello, anche se con una distribuzione davvero piccola. Peccato