Solo sensazioni non bastano

Iniziando un pezzo su questo film è doveroso ammettere di non avere un grande feeling con Hamaguchi. Neppure il suo amatissimo da critica e festival Drive my car mi ha mai conquistato. Purtroppo, bisogna pur ammetterlo, il gusto personale sui giudizi influisce parecchio.

Questa volta Hamaguchi, avvertendoci fin dal titolo, ci porta in una sorta di mondo incantato fiabesco e lo fa con un piano sequenza iniziale molto lungo tra gli alberi di un bosco slanciati verso il cielo. Ci sta portando in un mondo diverso, ci chiede di staccarci per un'ora e mezza dalla quotidianità e sospendere le nostre certezze.

Così la sceneggiatura si dibatte fra un'elegiaca vita tra la natura selvaggia con acqua pura e legna da spaccare e la selvaggia economia moderna che vorrebbe portare il turismo in questo paradiso naturale. Senza mai scordare un afflato fantastico. Probabilmente una scelta troppo manichea, ma abbastanza trendy.

Da un punto di vista stilistico è ineccepibile. Le rigorose scelte registiche di Hamaguchi sono notevoli e l'utilizzo della colonna sonora è quasi ipnotico. Ne esce così un film più riuscito da un punto di vista emozionale che narrativo, più sensoriale che cerebrale e questo non è un bene.

Vincitore del Gran Premio della Giuria all'ultima Mostra del cinema di Venezia Il male non esiste è un'opera che tenta di ammaliare lo spettatore e se non ci riesce da un punto di vista narrativi in alcuni momenti ce la fa con la tecnica. Per me troppo poco.