Il primo pensiero all'uscita del cinema è stato: ma che cosa ho visto? E ammetto che ore dopo la visone faccio ancora fatica ad articolare un pensiero compiuto su questo film. Difficile capire se ci troviamo di fronte ad un caos organizzato o a semplice delirio narrativo e probabilmente una visione sola per derimere questo quesito non basta.

Allora passiamo alla domanda seguente. È stata una visione piacevole? Questo certamente sì, anche perché grazie all'escamotage del multiverso ci troviamo di fronte a numerosi film diversi che riescono ad intrattenere in ogni segmento. I Daniels nel giro di due ore e mezza ci fanno vedere un film d'azione, una commedia, un melò, un film di fantascienza e molto altro.

Ma l'asso nella manica è lo stile, la creatività e la capacità di messa in scena. Scenografie e montaggio creano un'atmosfera ipnotica che va oltre la trama e la sceneggiatura. Everything Everywhere all at once vive di scene, di trovate persino di ripetizioni. Tutto scompagina tutto, i tre segmenti in cui è divisa la pellicola sembrano negarsi a vicenda... Eppure il film procede.

Tutto retto da due signore del cinema mondiale. La protagonista è Michelle Yeoh, che già avevamo visto ne La tigre e il dragone, qui protagonista dai mille registri e dalle mille espressioni. Davvero impressionante. La seconda è una Jamie Lee Curtis divertente e divertita in un ruolo folle a cui si concede completamente.

Opera moderna, squinternata, con un cuore. Trovare aggettivi per descriverlo è semplice, capirlo fino in fondo molto meno. Il dubbio che sia tutto una grande fuoco di paglia resta e forse solo il tempo saprà dire se lascerà un segno o se verrà dimenticato velocemente.
Però perlomeno per curiosità andrebbe visto.