Un occhio di riguardo

Attorno a Gabriele Mainetti, creatore di quell'originale gioiellino che fu Lo chiamavano Jeeg Robot, è  nata una piccola scuola di registi romani che cercano una nuova via per raccontare la realtà dei sobborghi con un tocco di fantasia. 

Denti da squalo rientra in questo filone e segna l'esordio dietro la macchina da presa di Davide Gentile su una sceneggiatura vincitrice del premio Solinas quasi un decennio fa. 

È  inutile nasconderlo, non è  un film perfetto, acerbo sia nella scrittura che nella regia... eppure funziona. Denti da squalo ha un fascino visivo raro per il nostro cinema, una capacità di creare atmosfera non comune e non per ultimo il coraggio di rischiare su un genere davvero poco esplorato in Italia. 

Sul piano attoriale interessante l'esordio nel mondo drammatico di Virginia Raffaele, nonostante una regia che la ritrae continuamente come una delle madri coraggio di importanti film italiani del passato. Meno puntuale la recitazione dei protagonisti, giustamente acerbi, ma purtroppo non sempre diretti benissimo. 

È  comunque un ottimo esperimento che forse avrebbe meritato un periodo migliore in sala. Ottimo per vincere alcune riserve nei confronti del cinema italiano e per portare il oubblico giovane in sala. Speriamo bene.