Da sempre i film di Desplechin, affermato autore francese, amano scandagliare l'animo umano e i rapporti interpersonali, di coppia e familiari. Racconto di Natale, la sua opera più riuscita e matura era l'apice di questo tipo di narrazione. Oggi incontra la grande letteratura ed il risultato è sorprendente.

Partendo da un romanzo di Roth scritto con soli dialoghi Desplechin apre gli spazi, sfonda le pareti e trasporta i suoi personaggi in luoghi infiniti sospesi tra realtà e inconscio. Usa la camera e la regia come un evidenziatore delle frasi più importanti pronunciate dai protagonisti, in questo flusso incessante di riflessioni e scontri dialettici sulla visone della vita di coppia.

A tratti forse troppo cerebrale, richiede una profonda attenzione da parte dello spettatore eppure una volta che si entra in sintonia non si può più lasciare. Perché la regia di Desplechin ci abbraccia e non ci lascia più in un labirinto di riflessioni, personaggi e momenti.

Straordinario cast guidati da una Lea Seydoux sempre più prima donna del cinema francese e sicuramente miglior attrice della. Sua generazione. Anche questa volta non si risparmia in nulla. Ottima. Così come Denis Podalydes, mattatore in scena, alterego dello scrittore e del regista, impegnato in monologhi e dialoghi molto impegnativi.

Presentato a Cannes lo scorso anno in una sezione non competitiva, probabilmente il film avrebbe meritato il concorso. Da vedere per riflettere partendo dalla consapevolezza che non si passerà una serata leggera.

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