Il bignami di Allen

Quando esce un film di Woody Allen si corre al cinema a prescindere. Le traversie produttive degli ultimi anni e gli ostracismi del mondo spettacolo satunitense, che peraltro lo odiava da sempre, ne hanno aumentato le attese, tra opere cancellate e uscite direttamente in piattaforma.

Tutto questo ha acuito la delusione per il primo film a produzione interamente europea del maestro. Perché cercando di essere obiettivi e seri Un colpo di fortuna è purtroppo davvero poca cosa rispetto alla filmografia di Allen. Ad essere sinceri sembra un bignami per neofiti del regista.

Proprio nella sceneggiatura, da sempre marcia in più del regista, risiede il primo difetto. È svogliata, risaputa, sembra scritta col freno a mano perché le idee presenti sono già state tutte sviscerate meglio in altre opere. Allen sembra quasi voler accontenatre i suoi fedeli spettatori senza sapere come.

Se a questo si aggiunge, come secondo difetto, che, essendo un dramma, sono quasi assenti le battute folgoranti dei suoi protagonisti alla fine si assiste ad un'opera realmente deludente.

E dire che la regia è particolarmente viva e la camera si aggira negli inpterni di questi ricchi appartamenti con una velocità non comune per Allen. Peccato però perché da lui ci si aspetta sempre il capolavoro e quando arriva l'opera minore, che con un'altra firma non avrebbe sfigurato, si esce dalla sala delusi.