Recensione di   Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi

Club Zero

(Film, 2023)

Interessante, ma

Jessica Hausner si è rivelata al mondo con il suo lungometraggio Lourdes, completamente girato nel più famoso santuario cristiano del mondo. Da allora la riflessione sulla fede, di qualunque natura sia, non l'ha più abbandonata. 

Club zero riflette sulla forza della mente, della convinzione e in senso più religioso della fede. Cosa si può  riuscire a fare se si ha fede in qualcosa? Si possono superare i confini imposti dalla società e dalla scienza? Quando si sposano certe credenze però si entra a far parte di una setta o si può vagheggiare di far parte di un club esclusivo e purtroppo l'isolamento non porta mai a niente di buono. 

Con una regia precisa e chirurgica che incasella i giovani seguaci peggio della professoressa che li ammaestra, la Hausner cerca di ipnotizzare lo spettatore. Come gli imbonitori cerca di catturare l'attenzione e la mente con lo stile più che con le parole. Ecco che diventano importantissime scenografia e fotografia atte ad affascinare, ma su tutto si staglia una colonna sonora straniante, ma fortemente accentuante. 

Alla lunga però lo spettatore si risveglia dall'incantesimo del bellissimo lato estetico e la domanda su dove alla fine voleva andare a parare la Hausner si affaccia. Oggettivamente però  sembra che la chiusa non sia all'altezza delle premesse e Club zero si spegne senza troppa convinzione. 

Un'opera con grandi premesse, passato in concorso all'ultimo Festival di Cannes. Il cinema di Jessica Hausner si avvicina però in modo sempre più pericoloso a quello di Wes Anderson dove l'estetismo la da padrone. Resta comunque un'opera da vedere.