Non basta l'ambientazione a fare un film originale

Raccontare gli intrighi di potere tra capi di stato poco democratici e la guida religiosa di un paese è da sempre qualcosa di molto complesso. In Italia ci provo già Dante con La Divina Commedia e non era una persona propriamente ben vista nella sua Firenze.

È bandito dall'Egitto anche Saleh dopo aver dato al mondo Omicidio al Cairo, opera precedente che già raccontava i giochi di potere della nazione delle piramidi.

Questa volta alza ulteriormente il tiro inserendo anche la scuola religiosa e il mondo degli Imam negli intrighi politici del suo paese. Secondo Saleh la politica interferisce in modo importante con le decisioni religiose. Tutto questo ce lo racconto con un thriller che purtroppo sa di già visto.

È proprio questo il difetto più grande della pellicola. Nonostante un'ambientazione per noi occidentali molto originale, i cliché del genere sono tutti presenti e questo non giova. Abbiamo il giovane innocente ed idealista, il capo della polizia senza scrupoli, il sottoposto con un cuore,  il vecchio saggio pronto al sacrificio... In effetti è un pò troppo e l'effetto sorpresa non arriva mai.

Premiato a Cannes per la sceneggiatura, nonostante sia il punto più debole del film, La cospirazione del Cairo ha una regia solida e buone interpretazioni, ma fatica a catturare sino in fondo per la prevedibilità. Peccato perché la forza visiva è innegabile... Saleh è comunque un regista da tenere d'occhio.