Il deserto dell'anima

Lo so, mi farò  dei nemici, ma non sono mai riuscito ad appassionarmi al cinema di Wes Anderson e purtroppo questo Asteroid City non si differenzia dalle pellicole precedenti. 

In realtà parte bene e la prima mezz'ora incuriosisce e riesce a portarci nei meandri di questa sceneggiatura frastagliata. La regia di Anderson, come sempre molto solida, funziona nell'introdurre personaggi e il paese in cui si dipanano le storie dei protagonisti, ma poi col procedere del film si ha l'impressione che il tutto diventi ripetitivo e gran parte delle trovate alla fine risultano telefonate. 

Asteroid city sembra scritto e girato al ritmo cadenzato di un metronomo, si deve spiazzare lo spettatore ogni 3 minuti, far sorridere ogni 5 e riflettere ogni 10. Forse un po' troppo schematico. Se lo schematismo, infatti, funziona nella costruzione scenografica e nei carrelli registici a livello narrativo stanca. 

Un cast all-star in cui spicca Scarlett Johannson capace di dare profondità allo stereotipo della diva capricciosa anni cinquanta. Si diverte e prova a divertire. Norton e Hanks trovano ruoli che ben calzano con la loro età matura e tutti gli altri creano un mix di caratteri davvero funzionale. 

Manca però l'anima. I film di Anderson ad eccezione di Moonrise Kingdom (non a casi il più odiato dai suoi estimatori e il più  amato da me) non riescono mai a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Chiaramente il regista non lo vuole fare, ma così si crea un ambiente asettico, spesso perfetto, ma altrettanto spesso stancante. Le sue opere ricordano una sala operatoria per lo smembramento dell'umano e la profondità esibita a volte risulta fine a se stessa.