DirectionActing

Spaccacuore.  Se mi chiedessero di descrivere The Whale in una parola, non penso di poterne trovare una migliore. Mi ha letteralmente squarciato il cuore, ho pianto tutte le lacrime del mondo.

Piccola premessa: Ho “conosciuto” Brendan Fraser guardando La Mummia ed è stato amore a prima vista. Sicuramente l'estetica ha giocato un ruolo altisonante allora…ma da curiosona quale sono, perchè voglio capire se oltre la confezione, c'è anche del contenuto….sono andata con molta fatica (all'epoca lo streaming non era nemmeno un'idea LOL)  a cercare tutti i suoi film. Sapevo che il giorno in cui avrebbe sollevato La statuetta sarebbe arrivato, ma Brendan è stato anche sfortunato nella sua vita/carriera e quel benedetto giorno ad un certo punto sembrava molto lontano. Che dire…di Oscar, di premi, ne meritava milioni. Solo un vero fuoriclasse poteva riuscire a trasmettere tanta delicatezza ad un personaggio tanto possente nell'aspetto.

 La trama è essenziale, esattamente come lo stile del  film. La storia è quella di Charlie, insegnante di inglese solitario, che non vuole mostrarsi al mondo per via di una grave obesità che non gli consente di potersi reggere  in piedi e che cerca di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente (una immensa Sadie Sink) con cui non ha più rapporti a causa del divorzio dei genitori, al seguito del coming out di Charlie.

L'uomo è totalmente consapevole di non avere molto da vivere, situazione che strazia l'anima. Charlie non fa nulla per salvare se stesso, ma fa di tutto per salvare le persone che ama,  sua figlia in particolare, che sa benissimo essere sveglia, intelligente e capace, sotto quella corazza ermetica, piena di rabbia e stracolma di apparente perfidia che mostra al mondo, in particolare a suo padre. Un padre che più viene denigrato, insultato e ferito, più risponde con amore, bontà, positività. E' un positivo nato Charlie, un uomo che saprebbe vedere del colore vibrante  in una tela nero pece. La sua leggerezza nel modo di parlare, di gesticolare, di affrontare ogni sorta di situazione, la leggerezza nell'accettazione della vita che sta piano piano scivolando via, lo fanno apparire come un peso piuma, immagine più poetica e toccante non penso che possiate trovare.

Mi sembra doveroso spendere delle parole di sincero apprezzamento per Darren Aronofsky, regista che ho personalmente sempre apprezzato, ma che non è per tutti, questo è sicuro. Tratta sempre argomenti di forte impatto visivo ed emotivo, decisamente per stomaci forti, ma in questa sua ultima opera, la sua bravura più grande è stata lasciare Brendan essere Brandan. Sotto chili di protesi, c'è ancora quell'attore con gli occhi buoni, come direi io, un attore sincero, che ha dato sempre corpo e anima, motivi che lo hanno consacrato come star simbolo dei meravigliosi anni '90. Fraser sarà sicuramente più grata di me, ma nel mio piccolo, ringrazio anche io Aronofsky, per averci visto giusto, per aver fatto avverare la previsione di una spettatrice qualsiasi, che però ci aveva visto giusto tanti anni fa.