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“La teoria dei sei gradi di separazione in semiotica e in sociologia è un'ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegta a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 6 intermediari.”

 

Will Smith ci mostra l'atto pratico del teorico, regalandoci una interpretazione tra le migliori che ci ha donato. Se si considera che questo è il terzo film della sua carriera, ma il primo nel quale il suo ruolo è centrale, è stato uno vero spettacolo vedere a distanza di anni quanto fosse un talento puro già in giovane età.

Bellissimo film, prova attoriale di un cast eccezionale. Opera sull'identità e sulle apparenze sceneggiata dallo stesso autore della commedia teatrale da cui è tratta. 

Una coppia di ricchi intellettuali newyorkesi, offre ospitalità ad un giovane dai modi affabii e di  imbarazzante scioltezza intellettuale, che si presenta come compagno di college dei loro figli. La ciliegina? Il giovane aggiunge con nonchalance di essere  il figlio di Sidney Poitier.

Il film ha una impostazione basata su un'oscillazione temporale, tra presente e flashback cha man mano ci svelano le vere intenzioni del “figlio” di Poitier.                   

Satira abbastanza pungente dell'alta società intellettuale le cui contraddizioni emergono grazie all'intrusione di un outsider.

Un film che è un esempio di intrattenimento di gusto.