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Un protagonista senza nome, di cui sappiamo solo età e città di provenienza. 

La genesi di un ragazzo di 23 anni di Cleveland diviso tra amore, guerra, dipendenze, disturbi mentali e rapine in banca.

Cherry è un film che va visto, che merita di essere osannato, un film che sembra omaggiare tante pellicole del genere, ma che non somiglia a niente, che ha una sua unicità e che ha Tom Holland, che è un futuro premio Oscar e che è il talento lo potrebbe vendere tanto ne è provvisto.

I fratelli Russo, famosi per i successi targati Marvel, ci regalano un'opera cruda, tratta dal libro semi auto-biografico di Nico Volker. La vita di un giovane uomo e che racconta lui stesso  la sua storia, trasportandoci nel caos del sua vita.

Una storia che inizia come tante altre, un giovane universitario, taciturno e solitario a cui basta solo uno sguardo per perdere la testa per la giovane e bella Emily, con la quale nasce da subito una relazione intensa, sulla quale cala un alone carico di tensione e tristezza a seguito della scelta del ragazzo di arruolarsi volontario e che verrà chiamato per la guerra in Iraq. 

Viviamo insieme a lui l'addestramento, gli orrori della guerra, i compagni che muoiono, l'atrocità e l'assurdità di conflitti che sono sempre troppo grandi per chi li vive in prima persona. 

Il ritorno in patria da eroe, il ritorno dalla sua Emily, ma non si riesce a tornare alla normalità. Il disturbo da stress post traumatico lo consuma, gli incubi lo divorano, il ragazzo perde pian piano il senso della realtà, “aiutato” dallo Xanax, che viene sostituito dagli oppiodi, per poi passare alla cocaina e l'eroina. Un uomo che non ha niente se non una misera vita che non è degna di essere chiamata tale, che si mette nei guai cercando di pagare lo spacciatore dal quale si rifornisce, che compierà gesti estremi che coinvolgeranno le poche persone che ha accanto. Una capitolo di vita disastroso e la parola fine poteva essere scritta solo da lui.

Una pellicola difficile da riassumere, si rischia di dire tutto nel cercare di sintetizzare la trama. Ma la storia è incatenata in modo così perfetto che si fa fatica a dire poco senza il rischio di dire tutto.

Forte, intenso, adrenalinico, arriva come un pugno sullo stomaco, un “dolore” che vale la pena provare.