"La bambina", il suicidio, la psichiatria, l'esistenza

"Mi sono uccisa il 26 luglio 2012. Avevo da poco compiuto 32 anni e da neppure quattro mesi partorito la mia prima e unica figlia, Greta."
 
Fuani, crasi del nome del padre Furio e della madre Anita, racconta di essere nata dopo nove anni di matrimonio dei genitori. Dopo un aborto esattamente: il padre non voleva figli, era dedito alle sue letture e ai suoi film, nello studio affumicato dalle sigarette.
La chiamava “la bambina”.
In casa, narra Fuani, non regnava alcun piacere, i genitori si odiavano, e nella preadolescenza avvertiva tristezza e perdita di senso.
Danza classica, liceo classico con pessimi risultati e poi la scelta universitaria: Psicologia a Roma.
Il racconto, in prima persona, per voce di Eva Padoan è inframezzato da riprese di vita comune, immagini, azioni,  filmati, oggetti metaforici, fotografie assolutamente artistici e estetici.
Amicizie, amore, addetta stampa per mostre, tra le quali quella dell’artista Dawn Mellor, poi giornalista.
Matrimonio con Riccardo, notaio, e tra ansiolitici e psicofarmaci, rimane incinta…
A causa di una forte depressione, Fuani a 32 anni, dopo quattro mesi dalla nascita della tanto desiderata figlia Greta, si lancia dal quarto piano della casa della zia e nonostante le condizioni, sopravvive alla caduta.
 
Quando le persone si suicidano, il loro pensiero è paralizzato, le opzioni appaiono scarse o inesistenti, il loro stato d’animo è disperato, e la disperazione permea tutta la loro facoltà mentale.
(Kay Redfield Jamison)
 
 
Il film di Francesco Patierno, indaga il disagio psichico: Fuani Marino viene diagnosticata depressa, affetta da disturbo bipolare.
Ciclotimia: condizione psicologica caratterizzata da fasi o cicli in cui l’umore è alternativamente depresso (depressione) o maniacale ( mania). L’alternanza può essere intercalata da un periodo di varia durata in cui il tono dell’umore è normale.
( U. Galimberti, Nuovo Dizionario di Psicologia: Psichiatria, Psicoanalisi, Neuroscienze)
La voce narrante, le immagini sofisticate, i filmati descrittivi non cedono ad alcuna retorica: nessuna concessione al dramma e alla compassione.
La regia dichiara “di aver sposato lo stile e un meccanismo narrativo, affinato nel tempo, composto da un mix creativo di immagini girate e immagini di repertorio montate e manipolate ad arte per riuscire a raccontare cose che sarebbero difficili da mettere in scena con uno stile più convenzionale o un racconto di finzione”.
Il contributo dell’Archivio Luce in termini di ricerca creativa e comunicativa è stato fondamentale per la riuscita del progetto di efficacissima capacità visionaria.
Una ricerca, una indagine sulla psiche, sulla emotività, sui meccanismi sociali che possono costituire un precedente per narrare puzzle di biografie con un linguaggio unanime e trasversale.
Liberamente tratto dal libro Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino, nasce dalla necessità di elaborare le fratture, le cicatrici prima in scrittura e poi in immagini.
Francesco Patierno riesce a trasformare  una storia in una operazione artistica dove le parole si mescolano con la chimica, la poesia con le immagini, la psichiatria con la riflessione, la malattia con il significato e con l’estrema necessità di dare una spiegazione a quella potenziale incontrollabile  assenza involontaria.
 
Il pensiero che potrei suicidarmi si forma freddamente nella mia mente come un albero o un fiore.
(Silvia Plath)