Il nonsenso ultraSIGNIFICANTE

Sono realista, non posso chiudere gli occhi sul surrealismo della vita
(Stanislaw Jerzy Lec)
 
 
La Forza del Tabacco è costituita da 5 supereroi giustizieri con il nome di Nicotina, Ammoniaca, Mercurio, Benzene, Metanolo.
La prima scena li rappresenta mentre combattono  una  gigantesca tartaruga stile Power Ranger contro la quale esalano le sostanze contenute nel tabacco ciascuno in base al proprio nome.
La potente testuggine esploderà come una eruzione vulcanica e la fuoriuscita di materiali collosi finirà anche sui corpi di ignari turisti bloccati in cima ad una roccia dal figlio fan dei 5 supereroi del tabacco.
Mentre Benzene, il supereroe più esperto, fa notare al ragazzino l’idiozia del padre che fuma, la motivazione alla negatività del fumo sarà: “il fumo fa tossire”.
Tuttavia il capo dei giustizieri, una sorta di mappet show che si collega da remoto, piuttosto sensibile alla seduzione femminile, li invita a recarsi in una abitazione dentro ad un bosco, adibita ad hoc per loro, una sorta di casa del Grande Fratello dove dovranno recuperare lo spirito di squadra che si sta perdendo.
In questa abitazione avveniristica, regna un frigorifero/supermercato aprendo la porta del quale una signora potrà consegnare ai supereroi tutto quello che desiderano.
Nell’ozio dei giorni trascorsi nel luogo bucolico inizia una sorta di sfida tra chi racconta la storia più orrorifica.
Dupieux ritaglia così per ogni racconto l’inserto di un cortometraggio nel lungometraggio attraverso il quale rendere rappresentabile la narrazione  dei presenti.
Aggiunge così surrealtà a surrealtà, una sorta di ontologia dell’assurdo nello stile del brand del regista francese.
Una sfilata di scene eccentriche esilaranti tra maschere pensanti e bocche senza corpo.
Intanto il capo/roditore collegato da remoto li informa che non c’è più tempo, Lizarden, l’uomo/geco, nemico atavico, una sorta di diavolo all’opera, sta portando la terra all’apocalisse e quindi il mondo è destinato a finire, ma c’è un ma e questo verrà deciso da un programma inserito in un robot consegnato per la missione dei cinque supereroi giustizieri. Solo chi vivrà saprà e chi vedrà capirà di cosa si parla.
Una sfilza di prestigiosi e famosi attori fanno parte del cast di questo incredibile film di Dupieux, tutti eccellenti interpreti di immagini e battute ai confini della realtà…
Ottanta minuti di divertimento puro: il pubblico viene sottoposto ad un regime di incredulità perché il paradosso sembra la cosa più ovvia.
Il concetto c’è ed è forte ma spesso viene squalificato da quel mondo del cinema che non è abituato a individuare il senso nella follia tragicomica di una rappresentazione apparentemente troppo superficiale per essere profonda, troppo insensata per essere accorta, troppo frivola per essere cosciente.
Dupieux, è ormai un brand inequivocabile, riconoscibilissimo nella sua irrefrenabile camaleonticità: un estro piuttosto raro nel mondo del cinema, quello di fare riflettere attraverso rappresentazioni surreali e idee geniali.
Il talento di quella “comicità che implica l’esperienza indispensabile della serietà, mentre la serietà non implica affatto l’esperienza della comicità”, come sosteneva Alberto Moravia.
Dalla libertà di pensiero alla omologazione, dalla intelligenza artificiale alla fine del mondo, dal tema della giustizia a quello del potere…
Quentin Dupieux è un maestro e riesce a trattare questi temi travestendoli in tutine di lattice, in bocche senza corpi, in animali artificiali, in pesci fuor d’acqua o alla griglia.
E finalmente la logica deve genuflettersi difronte alla creatività stravagante e estrosa del nonsenso significante.
 
Viviamo ancora sotto il regno della logica: questo, naturalmente, è il punto in cui volevo arrivare, ma ai giorni nostri, i procedimenti logici non si applicano più se non alla soluzione di problemi di interesse secondario.
(André Breton)