Under the Skin è un film che parla di umanità, di coscienza, un'indagine su cosa ci sia “sotto la pelle” dell'uomo.

Scarlett Johansson interpreta un alieno con fattezze di donna che interagendo con le persone le porterà nella stanza oscura dove le vittime saranno “svuotate” rimanendo con solo pelle. Il viaggio dell'alieno sarà antropologico, empatia e solitudine saranno sentimenti e emozioni presenti nel film così come le varie azioni e reazioni degli uomini che entrano in contatto con l'alieno.
La prima sequenza è già magnifica, il puntino di luce interstellare che progressivamente si fa sempre più splendente con la sequenza che culmina con l'inquadratura dell'occhio.
L'alieno interpretato dalla Johansson, per quanto si vede, sembra andare a sostituire un altro alieno sempre con fattezze di donna che nel momento del “cambio” vedremo anche piangere, dunque probabilmente anche il precedente alieno aveva provato empatia e sentimento verso l'umanità.

Da subito è da menzionare la fantastica inquadratura del palazzo che svetta in uno scenario innevato ma con connotazioni quasi dark e le luci interstellari nel cielo.

E' molto interessante vedere l'alieno all'interno del centro commerciale quando va a scegliersi i vestiti, qui Glazer mostra come l'alieno osservi le persone, dunque la cura estetica, il make up, il truccarsi la pelle, il farsi belli, dunque una ricerca di esteriorità.
Glazer tramite le inquadrature sembra comunicare “distanza”, l'alieno osserva si se le persone nel loro quotidiano ma inizialmente senza empatia, sembra tutto piuttosto freddo e distaccato.
Perciò si segue la Johansson che dalla sua macchina osserva l'umanità, interagendo con le persone agendo di fatto da carnefice, le sequenze all'interno della stanza scura sono bellissime, chiaramente il nero è predominante, l'atmosfera è ansiogena e funziona benissimo vedere gli uomini che seguono la Johansson con chiari intenti sessuali e mentre l'alieno avanza pian piano le vittime sprofondano risucchiate in un oblio dove rimarranno solo pelle.
E' meravigliosa l'inquadratura delle viscere umane con quel rosso forte e atmosferico.
Il film più che tramite i dialoghi, ce ne sono pochi, parla attraverso le immagini e le azioni dei personaggi; è proprio tramite le inquadrature che Glazer suggerisce lo sviluppo dell'empatia dell'alieno e le sue emozioni. E' bellissima infatti la scena quando l'alieno, sempre osservando le persone, le immagini di queste si sovrappongono a lei in una scena dove la fotografia usa la tonalità gialla, dunque calda, ad indicare forse un'assimilazione dei sentimenti umani.
Altro momento significato è quando la regia mostra la sagoma dell'alieno nella stanza scura e l'immagine di tale sagoma si sovrappone al corpo femminile della Johansson, l'alieno dentro la donna, cosa c'è all'interno rispetto alla superficie, all'esteriorità.
Non è un caso infatti che l'uomo con la faccia deforme sarà risparmiato dall'alieno e da qui il film ha una svolta.
Se fino a questo momento l'ambientazione del film è urbana, in città progressivamente ci si sposta su paesaggi più naturali con il finale nel bosco, tra la foresta.
Di fatto l'uomo con il volto deforma provoca empatia verso l'alieno, molto bella la successiva scena quasi contemplativa con la Johansson avvolta tra la nebbia, immersa nel bianco, forse ad indicare una strada ora più incerta.
L'alieno non sarà più carnefice, già ad inizio del film viene mostrato un  motociclista, probabilmente un alieno con sembianze da uomo, che controlla la Johansson e che anche prima raccoglie il corpo dell'alieno con sembianze da donne che aveva preceduto la protagonista.

Per quello che si vede il comportamento  dell'alieno “stona” con quello che dovrebbe essere la missione e non a caso il personaggio della Johansson cercherà aiuto.
Anche in questi frangenti Glazer tramite singole inquadrature esponi significati molto importanti per il film, l'alieno che provando a mangiare una fetta di torta molto invitate ha un rigurgito, dunque ciò che esteriormente sembra bello in realtà all'interno nasconde delle insidie.
Questo ricollega chiaramente all'uomo con il viso deforme che esteriormente non rispecchia i “canoni” della bellezza maschile ma sarà salvato dall'alieno.
La Johansson accetterà di farsi aiutare da un uomo ed in questi frangenti ci sono momenti di spessore.
L'alieno che si specchia, vede il suo corpo femminile nudo, ancora una volta l'esteriorità, in una scena con il colore rosso predominante, dunque la passione, l'alieno sta sviluppando le pulsioni umane, il suo corpo perciò vorrà fare sesso.

La scena di sesso è gestita in modo ansiogeno da Glazer e ancora una volta il concetto esterno-interno è chiave in quando la Johansson interromperà il momento cercando di vedere facendosi luce con una lampada la vagina del suo corpo femminile.

La regia tramite inquadrature dall'alto e campi medio-lunghi infonde sensazioni di solitudine per l'alieno, da un lato pare aver abbandonato la missione; o forse la missione è proprio quella di esporre ogni volta un alieno a tali rischi, e dall'altro non riesce ad avere un rapporto con l'uomo che l'aveva accolta.

Il finale è meraviglioso, l'alieno ormai solo è disperso tra i boschi e ancora una volta Glazer crea atmosfere ansiogene, la Johansson sarà violentata da uomo, dunque la rivelazione di un aspetto terribile dell'umanità e quando tale uomo scoprirà che in realtà la donna è un alieno o comunque qualcosa di diverso, decidere di darle fuoco, di fatto mostrando come l'umanità abbia un rigetto, una paura verso il diverso.
La sequenza è fantastica e crudele al tempo stesso, l'alieno che si spoglia dal suo corpo femminile, dunque l'interno che viene mostrato per intero, l'uomo che le da fuoco, la corsa tra la neve con il fumo che si innalza e i resti carbonizzati insieme alla neve che cadono dal cielo con l'ultima inquadrature col punto macchina dal basso verso l'alto.
Un film che parla di umanità, dell'essenza dell'uomo di come sa essere crudele, della cura dell'esteriorità i contrasti tra interno, esterno del come ciò che appare bello forse non è detto che sia buono e viceversa.
Glazer dona momenti di altissimo cinema con tocchi visionari e atmosfere ansiogene.