Film con echi polanskiani, la borghesia esoterica, il successo "improvviso" del marito dopo aver conosciuto il "boss" della nuova compagnia, ma in generale anche per il modo grottesco in cui tutto il clan è tratteggiato; il tutto mixato anche da colori argentiani e tocchi di gotico.
La cura dell'immagine e del colore colpiscono subito, anche i vestiti dei personaggi tutto emana colore. La fotografia è dunque molto curata, si nota una forte ispirazione al giallo-horror italiano e la composizione dell'immagine riesce non a caso a essere fascinosa.
Non solo la stanza rossa ma si gioca anche con diversi colori, interessante l'abbinamento con i gialli e celesti, non così usuale.
Molto belli anche i giochi di riflessi, non a caso il rito esoterico prevede uno scambio, ci si potrebbe leggere come i ceti più vecchi utilizzino i giovani per sopravvivere; dunque la regia tra piattini, orologi a pendolo non perde occasione di mostrare i riflessi con inquadrature suggestive.
Dunque sono proprio le inquadrature a creare atmosfera, la regia muove anche la macchina da presa spesso per cercare le reazioni dei personaggi, utilizza le soggettive, storce l'inquadratura e regala delle bellissime sequenze oniriche con un effetto quasi sfocato e dove il colore rimane sempre molto presente.
Da menzionare anche i contrasti di ombre sui volti dei personaggi, su tutti tramite la protagonista. La sequenza sinistra dell'evocazione con la scelta del mostrare e far vedere solo l'ombra sul volto della ragazza è ottima.
Sulla scrittura se da un lato vediamo il proseguire della coppia protagonista tra i dubbi e le passioni della ragazza, alcuni momenti sono poco chiari, come il rituale eseguito all'ospedale(come faceva ad avere il libro?) o la facilità con cui entra nella casa nel finale.
Anche nello stesso finale, se l'epilogo è comprensibile serviva più tempo per farlo maturare tra i personaggi.
Comunque nonostante ciò, il film mantiene il suo fascino, che è la sua migliore caratteristica e perciò merita di essere scoperto/riscoperto.