The Creator è diretto benissimo da Ewdards, quest'ultimo riesce a creare scenari favolosi e imbastire un film dove stavolta l' A.I. non è il nemico che minaccia l'umanità, ma anzi, è vittima degli umani che le dichiarano guerra.
Il cinema di Edardws parla degli sbagli dell'uomo di come questo si senta superiore alla natura ma ne risulta invece "piccolo" a confronto.
Nel film è molto interessante come vengono mostrati i robot che lavorano nei campi, tra i battelli in mare dunque a contatto con la natura.
Edwards durante il film mostra come i robot di fatto si comportano come persone, non solo per le fattezze estetiche, ma anche nelle emozioni e sentimenti. I robot lavorano, insegnano ed significativa anche la scena gag dove i robot sentinella di fatto guardano un porno orografico.
E' l'uomo a sentirsi minacciato dall'A.I. e ne imbastisce una guerra scaricandogli le colpe del disastro nucleare.
A contrario, l'A.I. non ha nulla contro l'umanità, emblematico il dialogo con Harun, capo della resistenza dei robot, che dice al protagonista Joshua che se l'A.I. vincerebbe le guerra all'occidente non accadrebbe nulla perchè loro semplicemente esistere e convivere con l'uomo.
L'occidente incarnato dal governo degli Stati Uniti utilizza azioni di propaganda anti A.I. e compie azioni terribili come ad esempio l'inceneritore al Ground Zero dove i robot vengono annientati senza pietà.
Il protagonista Joshua lavora per l'esercito americano, anche lui crede all'inizio che i robot sono programmati e non provano vere emozioni ma il suo arco narrativo, l'iniziare a vivere, per necessità, con i robot e vedere cosa sta facendo il governo, l'esercito degli States gli farà cambiare idea.
Alphie, l'arma definitiva dell'A.I. per vincere la guerra è sotto fattezze di una bambina ed è molto interessante come questa non è stata creata dall'odio della resistenza, dall'odio verso l'umanità ma anzi è stata creata dall'amore di una madre e un padre per l'appunto Joshua e sua moglie Maya.
Joshua infatti nel film dopo il disastro durante l'operazione sotto copertura non difende più una parte, vuole ritrovare sua moglie ma non gli interessa più nulla dell'occidente, è ormai disilluso, ne tantomeno è dalla parte dei robot.
Perciò il protagonista insieme ad Alphie saranno contesi da entrambe le parti, Alphie rappresenta la convivenza possibile tra umani e robot, l'A.I. più sviluppata che è nata dall'amore umano.
Se ad esempio in Godzilla gli animali erano molto importanti, avvertivano prima di tutti la presenza dei kaiju e rappresentavano una sorta di rivincita della natura in The Creator sono anche parte attiva della guerra.
La natura stessa vuole la convivenza tra le specie non a caso il cane dapprima salva Joshua e Alphie dai robot e successivamente la scimmia, babbuino, attiverà il detonatore esplosivo contro l'esercito americano. La profezia, il cammino di Alphie è anche guidato dalla natura.
Come già scritto gli ampi scenari naturali hanno la loro importanza e impatto scenico ed in più Edwards non si fa mancare di mostrare i robot accarezzare gatti sempre mostrando una connessione tra animali e natura.
Messa in scena e regia del film sono ottime, gli scenari che mostra, il come inquadra Edwards sono fantastici, già l'inizio con la Nomad, la base volante americana che stermina i robot e le loro basi, è grandioso.
Tutti i campi medio-lungo sono impressionanti, la qualità visiva è di alto livello ed il tutto risulta sempre pulito, non c'è pomposità gratuita e la regia non cade mai nel tamarro.
Anzi, nonostante la grandezza degli eventi Edwards, come del resto negli altri sui film, pone sempre l'elemento umano e anche dei robot in questo caso, nell'inquadratura spesso a dimostrare come la natura sia qualcosa di più grande ma anche per dare lo sguardo sia degli umani che dei robot.
L'avere sempre un elemento umano/robot nell'inquadratura serve anche a dare le proporzioni degli eventi, la loro vastità; in Godzilla ad esempio mostrare gli umani serviva a denotare la loro piccolezza a confronto dei kaiju così lo spettatore aveva sempre un metro di misura. Di fatto ciò è ormai una cifra stilistica di Edwards.
Momenti visivi e d'impatto nel film ce ne sono molti, i raggi blu della Nomad negli ampi scenari, i campi medio-lunghi dove in base alle circostanze vengono inquadrati i robot fare un determinato lavoro, la sequenza in notturna in notturna della cattura di Joshua da parte di Harun con le luci rosse ad impreziosire la messa in scena regalando intensità e atmosfera.
Ovviamente la meravigliosa sequenza del ponte, questa è tutta da incorniciare per ciò che mostra, il come ed i tempi. I robot dell'esercito che avanzano tra la nebbia, la loro attesa, tutta la guerriglia ed il come Edwards gestite il tutto senza mai abusare di esplosioni ma anzi tenendo sempre il punto su ciò che provano i personaggi dando lo stesso enfasi, grandezza e importanza alla vicenda. Ce ne sarebbero molte altre di sequenze da citare, tutto il finale, ma in generale la regia di Edwards è di gran livello.
Sul lato dei personaggi ci sono concetti che come scritto definiscono il ragionamento dell'A.I. ad esempio Harun che chiama "brother" Joshua durante il loro primo incontro, la cattura, dunque mostrando dopo tutto fini amichevoli.
Anche all'inizio durante la copertura il dialogo tra Joshua e Maya riporta una frase indicativa cioè quando la moglie dice al protagonista che ciò che stanno vivendo e tutto finto, nel proseguo del film si comprenderà il perchè ma di fatto il loro amore è vero.
Dove magari il film poteva fare di più è sulla gestione dei personaggi di contorno, il team con cui Joshua va in missione non è per nulla esplorato e di fatto anche i due antagonisti, la colonnello Howell e il militare McBride non hanno caratterizzazione ne esplorazione, semplicemente sono militari che durante il film vogliono fermare Joshua e vincere la guerra ma non hanno un vero e proprio punto di vista, dunque risultano generici, sono personaggi di “funzione”.
Anche Drew, collega del protagonista ha un esito che poteva essre complessivamente meglio gestito.
Il finale è molto bello, sia tutta la parte sulla Nomad ma come scritto Edwards segue i sue due personaggi Joshua e Alphie, le loro emozioni, perciò l'inquadratura finale a ormai guerra finita è bellissima, il pianto misto risata di Alphie perchè sì è la salvatrice ma lei ha anche emozioni da bambina, voleva avere una famiglia e essere amata dai genitori.
Sci-fi bellissimo che dimostra ancora una volta il talento di Edwards.