Skeletons in the Closet è un horror incentrato, in parte, sulla figura della Santa Muerte dove l'ereditò, gli "sbagli" dei genitori ricadono sui figli; nello specifico un perenne tramandare la maledizione di madre in figlia.
Potenzialmente il soggetto del film non sarebbe malvagio, la famiglia dei protagonisti è in difficoltà economiche, la bambina Jenny ha il cancro e di fatto l'unica opzione possibile sembra affidarsi alla Santa Muerte accennando dunque a una critica sociale sul fatto che i ceti più bassi della società, le minoranze etniche non hanno strumenti, sono impossibilitati nell'andare avanti specialmente di fronte alle emergenze.
Lo svolgimenti del film però non è per nulla brillante anche per colpa di una regia molto deficitaria.
Akbar, regista, piazza jump scare di continuo e purtroppo non solo con una brutta resa visiva, mostrando dozzinalità quando bisogna mostrare l'orrore, ma non costruendo mai la tensione, senza proprio mai provarci.
I jump scare, troppi e invadenti, sembrano piazzati per ricordare allo spettatore che si tratta di un film horror ma senza una costruzione dietro risultano scadenti.
Manca proprio mano nella costruzione della atmosfera, assente proprio, anche quando il film potrebbe mostrare momenti, scenari suggestivi come ad esempio l'incubo in notturna trai i fumi o la casetta del rituale nel finale, la regia non ha la forza, l'espressione visiva per soffermarmi in quei frangenti.
Anzi, i momenti di "tensione" risultano repentini, veloci dunque per nulla ne intensi ne atmosferici.
Alcune volte si va di montaggio frenetico con effetti stile flash che hanno una bruttissima resa e distruggono qualsiasi tentativo di ricreare un'atmosfera di tensione.
Questo effetto flash narrativamente serve per far comprendere che la Valentina, madre di Jenny, ha dei piccoli ricordi del passato, appunto dei flash, dove vede questa strana figura di un fantasma però appunto l'esito, la resa visiva è tutt'altro che buona.
Altro motivo per cui Akbar dimostra di non avere dimestichezza, padronanza con l'horror è quando durante la sequenza dell'incubo mostra il primo piano dello spaventapasseri, che è il villain di quella sequenza dato che è un demone, di fatto così fa "familiarizzare" lo spettatore con questa figura che perciò non risulta per nulla inquietante. Di fatto una delle "basi" dell'horror è non svelare il villain, specialmente il volto da subito, certo salvo svolte autoriali per scelte specifiche, ma in una meccanica standard è controproducente andare all'inizio di primo piano, mostrando dunque la creatura e poi mostrarla in lontananza che avanza, semmai ha più senso fare il contrario.
Spaventapasseri che tornerà anche nel finale ma appunto ormai "anestetizzato" come forza o impatto.
Anche dal punto di vista narrativo ci sono aspetti che potevano essere gestiti meglio, il fratello di Mark,(quest'ultimo padre di Jenny e marito di Valentina) che di fatto porta il fratello verso la via esoterica non si comprende cosa faccia, come abbia determinate conoscenze e in aggiunta nel finale di fatto scompare dal film, non prende parte nello scontro finale.
Anche l'espediente di Mark che contatta la mafia per avere soldi ha si un suo senso perchè mostra la sua disperazione ma ciò di fatto non porta poi a reali conseguenze.
Un momento interessante è invece quando Valentina, anch'essa disperata, andrà dal prete e quest'ultimo resterà inerme rispetto a quando a da dire Valentina visto il dramma per la figlia e dunque i suoi dubbi verso la fede.
E' un horror low-budget senza grandi produzioni dietro ma ciò non giustifica le scelte di regia e la resa per nulla buona del film.