Joh Woo dirige un film praticamente senza dialoghi in quanto il protagonista subirà uno sparo in gola. Il padre di famiglia cercherà la sua vendetta snaturandosi, si allenerà sia per il fisico sia al poligono per uccidere dopo un anno tutta la gang che ha a che fare con la morte di suo figlio. La regia di Woo è sempre molto dinamica, anche quando non c'è l'azione il film è piano di movimenti di macchina che scandiscono il passare del tempo e di piano sequenza. Ottimo ad esempio il movimento di macchina ad allontanarsi dal protagonista mentre cala la notte che fa comprendere il suo stato d'animo e l'oscurità che sta penetrando dentro lui. I momenti caldi avvengono invece nei ricordi del figlio dove i flashback mostrano la vita felice dell'ormai fu famiglia. Woo dedica tempo alla costruzione dello stato d'animo del protagonista, alle sue indagini prima di dedicarsi all'azione. Nel terzo atto l'azione verrà ampiamente mostrata e woo la gestisce con maestria, sempre molto dinamica e leggibile, immancabili i rallenty del regista ma anche i piano-sequenza che volendo strizzano l'occhio ad un certo tipo di azione più recente. La sequenza action in macchina tra le strettoie è gestita alla grande e appunto il piano sequenza nel palazzo è ottimo. Per come è gestito il film è vero che gli altri personaggi hanno poco spazio per esprimersi, tutta la gang, il main villain di fatto sono solo funzionali al contesto non hanno il loro da dire ne il loro spessore; stessa cosa di potrebbe dire del detective che nel finale arriva stile western e formare la coppia col protagonista. A Woo basta un incrocio di sguardi per far comprendere tutto e per rendere credibile la scena anche senza una grossa costruzione dietro, però sì, più approfondimento verso il detective avrebbe giovato. Lo scenario finale è d'impatto e significato con tutti quei teschi a ricordare le morti seminate dal protagonista e di conseguenza una coscienza che sembrerebbe tornare. La consapevolezza del protagonista di essersi trasformato in una macchina di morte, abbandonando la sua vita, restando solo per tentare la sua vendetta senza mai pensare a tentare di ricostruire una vita. La sua soggettiva mentre guarda le sfere del soffitto che mostrano dapprima il passato ma successivamente anche l'ipotetico futuro che avrebbe avuto il figlio è la chiusura perfetta per il personaggio e un momento di spessore del film. Film dunque con un livello di scene d'azione elevato con una regia dinamica che mantiene sempre il ritmo e che dona sempre le sensazioni del personaggio, camera a mano per dare ansia e per estraniarlo, si sottolinea la solitudine e si scandiscono bene le scene di allenamento. Si poteva fare qualcosa in più sulla gang, sui villain, sulla loro costruzione anche per rendere più forti ed espressivi determinati momenti; ma è evidente che a Woo interessava narrare la parabola del padre di famiglia dove i villain non hanno un loro punto di vista. Un film d'azione dove comunque l'azione funziona, molto bene, e con una regia di questo livello è senz'altro positivo.