Film ispano-messicano incentrato sul raid, "operazione sgombero" della polizia in un palazzo abitato da clandestini e minoranze etniche.
La regia di  Miguel Ángel Vivas, regista del buon Extinction, da sfoggio di molti piano-sequenza; questi servono a far comprendere lo stato d'animo della protagonista Dani, per dare i tempi dove Vivas gioca e giostra le dinamiche del genere.
Lo stile del film, la messa in scena è sporca, cruda e si opta per atmosfere cupe dunque tonalità scure e giochi di colore anche tra il giallo e il verde in determinate circostanze per aumentare il senso di inquietudine e ansia per la protagonista.
Vivas infatti fa un buon lavoro nel gestire i tempi dei piano-sequenza, sa rallentare i tempi e ritmi, ad esempio quando Dani osserva di nascosto cosa sta accadendo, le reali intenzioni della polizia, i ritmi diventano più veloci quando la situazione è concitata, c'è molta camera a mano che aiuta a sporcare la messa in scena ma anche a destabilizzare il tutto.
Infatti c'è anche un bel gioco con i fuori fuoco che danno un senso di spaesamento, ansia per la protagonista.
Buon lavoro anche sui tempi dell'attesa, la regia sa prolungare l'inquadratura anche statica e dimostra di sapere giostrare bene le dinamiche e meccaniche del genere per l'uso dei tempi.
Tutto ciò perchè Dani, agente di polizia che farà parte dal raid, scoprirà cosa c'è davvero dietro, la corruzione è all'interno da parte della polizia stessa e se dapprima Dani è interessata solo ai soldi "sporchi" che trova, man mano comprenderà cosa sta accadendo dell'edificio alle minoranze etniche.
E' dunque in film di critica sociale, di come le minoranze sono ghettizzate.
Il film ha toni distopici, i raid della polizia espropria le case, non a caso il primo piano-sequenza mostra un esproprio della polizia dove Dani osserva l'inquilino suicidarsi in un momento convincente dove la regia tramite lenti movimenti di macchina rallenta il ritmo, da intensità; l'appartamento sarà dato proprio a Dani e la madre.
Tutto il film altrimenti è ambientato nell'edificio dell'operazione sgombero, il film è girato in 4:3 e questo aumenta la sensazione di soffocamento che avrà Dani, l'impossibilità di uscire dall'edificio, le certezze che andranno perse.
Il film ha anche una dose discreta di violenza mostrata che aumenta la crudezza della vicenda.
Come scritto ci sono diversi momenti dei piano-sequenza convincenti, i ritmi lenti quando Dani osserva la polizia nell'atto di corruzione, i fuori fuoco, la camera a mano quindi lo spaesamento come fosse n incubo quando è nel recinto con i clandestini.
Ma in generale le tempistiche funzionano, si nota una buona mano.
Ottimo anche quando Dani cambierà il suo punto di vista e passerà all'attacco nel finale con quello sfondo rosso dato dai fumogeni che da atmosfera.
Molto bello anche il primo piano prolungato quando sempre la protagonista parla con il principale agente di polizia corrotto.
Il canto delle amazzoni finali si ricollega con quello iniziale, le due bandiere, il laccio spagnolo del furgone della polizia, un laccio ha due estremità, si ricollega al gesto del darsi la mano dell'inizio del film ma in generale ad un abbraccio, l'unione di Dani con la madre del ragazzo nel finale.
Per molti forse il finale potrebbe risultare troppo "idealista" ma narrativamente rispecchia ciò che ha vissuto Dani.
Buon film di genere dotato di una buona tecnica.