Saltburn è un film a tematica sociale che cerca di porsi tra Parasite e The Servant(Losery) dove la Fennel mette in scena un'ottima estetica con ottimi tagli di luce e composizione dei quadri e dove al tempo stesso eccede un po' di pomposità eccessiva in determinate situazioni e non gestisce al meglio il plot twist finale.
La regia ricerca molto il riflesso, il protagonista Olivier, è specchiato più volte tra tavola, acqua e per l'appunto lo specchio questo perchè è un personaggio diverso da come si mostra alla famiglia borghese e nasconde un suo piano.
Sempre tra i riflessi è impossibile non citare lo specchiarsi del paesaggio sull'acqua.
La Fennel mette in scena un film di contrasti e capovolgimenti "lo amavo e lo odiavo" dirà Oliver.
La tensione omoerotica tra Olivier e Felix è altamente derivativa da The Servant e di fatto da un primo sguardo, tutte le azioni di Olivier, il cercare di farsi amico tutta la famiglia, sembrano indirizzate verso le attenzioni di Felix.
Durante questi tentativi il film mostra come i membri della famiglia siano viziati e anche facilmente "abbindolabili" tranne Farleigh, di fatto qui la narrazione non punta sulla profondità ma mostra un certo lato caricaturale della famiglia Catton.
In questi momenti la Fennel estetizza molto alcune scene come lo sguardo di Olivier, il suo dirigersi verso il bagno su sfondo rosso e vedere Felix masturbarsi e la successiva scena nella vasca e leccare l'acqua.
I momenti gotici tra Olivier e la sorella di Felix, con tanto di citazioni vampiresche sono sicuramente bellissimi da vedere.
E' interessante che il primo ad avere dubbi su Olivier è Farleigh, di fatto adottato e non nato nella famiglia Catton.
L'attrito gli scontri tra i due saranno piuttosto centrali nel film in quanto entrambi vogliono rimanere a Saltburn.
Dunque il concetto di Parasite viene fuori dapprima nel personaggio di Pamela, amica della madre di Felix, che vorrebbe rimanere a Saltburn di fatto "parassitando" e ovviamente tramite lo stesso Olivier in quanto lo si vede fare e tentare di tutto per rimanere a Saltburn.
Il film, per certi aspetti, punterà anche nel gioco del "ragno" Olivier che tesse le sue trappole, ciò anticipato dal vestito con il richiamo della ragnatela della signora ma anche dalla presenza del labirinto di shininghiana memoria.
Per una parte del film la Fennel incentra la vicenda sulla "resilienza" di Olivier, se ce la farà a superare gli ostacoli di Farleigh, dunque, metaforicamente" se riuscirà a non perdersi nel labirinto e vincere Saltburn.
Qui vengono mostrate le reazioni di Olivier quando anche Felix sembra stancarsi di lui, il protagonista che corre e a chiudersi in camera, il cambio di atteggiamento verso la sorella di Felix e sotto quest'aspetto il film risulta credibile nel suo intento.
La presenza di morte nel film è anticipata dalla scena del sasso nel primo atto dove Felix spiega che il nome dei membri della famiglia vengono scritti su un sasso e così Olivier farà con il nome di suo padre non gettandolo però in acqua, un errore? In realtà questo gesto già anticipa molto su Olivier e su ciò che dice.
Il primo momento della morte "importante" per la famiglia Catton sia per musica, montaggio e voice over è gestito in modo eccessivamente pomposo, qui il voice over dice chiaramente quello che lo spettatore pensa/sa "Non c'è bisogno che te lo dica vero? Lo sai già". Anche se la morte avviene off screan è palese chi sia il colpevole.
E' interessante come durante la festa che precede la morte Olivier sia vestito da "preda" da cervo, alce, ancora una volta la Fennel gioca di contrasti, preda-predatore che si invertono.
La successiva inquadrature di Olivier in notturna tra le acque di Saltbrun è esteticamente ottima.
I membri della famiglia Catton, la casa, il loro stile di vita è quasi da divinità, ottima la reazione di Olivier una volta rotto lo specchio se lo ritrova nuovo quasi per magia.
Molto bella la scena del pranzo post morte con il rosso a fare da padrone, il signor Catton non vuole parlare del lutto creando una situazione di disagio.
Un problema del film è la gestione di Olivier stesso, se da un lato la Fennel gioca su quanto lo spettatore ormai sa, si aspetta, l'eccessività pomposità e il plot twist finale non hanno una buona resa, sa quasi di spiegone eccessivo che si è vero che ribalta il concetto sia del ragno sia dell'amore verso Felix ma un pro di un qualcosa di già palese, l'ottenimento di Saltburn.
Il tutto dunque risulta eccessivamente esplicito, sembra fatto in modo tale che chiunque possa capire il messaggio che di fatto viene proprio detto, dichiarato risultando didascalico perchè a questo punto non più solo mostrato.
Qui ad esempio, Parasite non da mai la spiegazione in se a parole ma mostra.
Olivier, come dirà la sorella di Felix, non è un ragno che tesse le sue trappole ma una falena che è riuscita ad entrare a Saltburn.
Sulla regia è d'obbligo segnalare l'ottimo lavoro svolto sulle inquadrature di Felix, tagli di luce a renderlo "divino", esaltarne la bellezza, l'imponenza sono ottimi.

In definitiva non mi schiero ne con chi esalta a dismisura il film ne con chi lo demolisce totalmente, la Fennel mostra un'estetica degna di nota ed un gioco di riflessi, capovolgimenti che sposano regia e narrazione però è vero che non riesce a reggere il plot twist, pompa eccessivamente alcuni momenti e rende il film didascalico spiegando tutto a parole.