Ringu di Nakata mantiene, anche oggi, tutta la sua potenza visiva ed espressiva; la maledizione di Sadako non perde di forza in un mondo, il nostro contemporaneo, dominato dai social e dove basta un click per guardare in video ma anzi acquisisce maggiore potere, la sua maledizione è infinita, nel film ha bisogno di una copia fisica di una cassetta per ampliarsi, oggi tale maledizione sarebbe ancora più devastante.

Il film inizia con le immagini del mare, scuro, “nell'acqua salmastra gli spiriti fanno festa”, successivamente dall'immagine televisiva della partita di baseball si passa ad inquadrare le due ragazze e di fatto già qui si anticipa la maledizione di Sadako in quanto dall'immagine televisiva si passa al mondo reale proprio come agisce Sadako.

La messa in scena, la fotografia, crea atmosfere cupi e inquietanti, gli interni delle case hanno una colorazione giallo muffa con onnipresenti tocchi di nero nelle scenografia tramite anche gli oggetti presenti in scena che danno sempre una sensazione sinistra alla vicenda.

Non mancano gli accenni bluastri che richiamano l'acqua, dunque il pozzo, non a caso la prima ragazza vittima del film indossa una maglia color verde acqua o comunque su tonalità “acquatiche”.
Ringu è un film anche di immagini riflesse, i personaggi coinvolti nella vicenda vedranno la loro immagine riflessa nella tv spenta; sotto quest'aspetto Yoichi, figlio di Reiko e Ryuji, ormai ex coppia in quanto divorziati, è inquadrato di spalle mentre fissa la tv spenta e girandosi si nota il suo riflesso che indica già il suo collegamento con il mondo spirituale.

La sequenza delle scale durante il funerale con sempre protagonista Yoichi è ottima, il ragazzino fermo ai piedi delle scale crea atmosfera, il suo avanzare, l'inquadratura dall'alto, il suo essere sempre soggetto all'ambiente, mai padrone di questo, crea inquietudine e l'arrivo nella stanza della ragazza, morta ad inizio film, è ottimo con le tonalità di blu a fondersi con i gialli cupi e l'ambientazione scura a creare un'atmosfera spettrale.

La ricerca da parte di Reiko e Ryuji è gestita molto bene, i tono sono sempre cupi e l'atmosfera rimane sempre inquietante, Nakata inquadrata sempre la (ex)coppia insieme nella stessa inquadratura, non opta per campi e controcampi, spesso li incornicia tramite le pareti delle stanze o ancora in modo più vistoso nel viaggio in barca dove il loro racchiudersi è ancora più vistoso e mercato.

Questo è sia per dare la sensazione di una loro ritrovata vicinanza ma anche, soprattutto, per dare una sensazione di “Intrappolamento” di prigionia in quanto entrambi soggetti alla maledizioni di Sadako e alla ricerca della storia della ragazza del pozzo.

E' interessante come questa ritrovata vicinanza della coppia in realtà allontani, ancora di più, i due genitori dal figlio Yoichi, in balia dei fantasmi, “è abituato a stare solo” dice Reiko di fatto il lavoro distoglie l'attenzione della madre dal figlio e successivamente la ricerca, l'investigazione non farà rendere conti a entrambi di come Yoichi, in preda ai fantasmi, entrerà in contatto con la maledizione.

La sequenza che porti Yoichi a vedere la cassetta è magnifica, tonalità spettrali, Reiko che guarda il letto, ha delle visioni e successivamente si apre la porta con Yoichi, ancora inquadrato di spalle, mentre guarda la registrazione del video.

Saranno molte le inquadrature dall'alto sia su Yoichi ma anche su Reiko ad esempio che di fano li pone come “osservati” o soggetti a questa entità ultraterrena.

La ragione della vendetta eterna da parte di Sadako è socio-politica in quanto alla madre Shizuku non è stata riconosciuta la sua abilità, qualità venendo anzi etichettata come ciarlatana. Dunque un ambiente prettamente maschile non riconosce l'unicità, una caratteristica fuori dal normale di una donna di fatto denigrandola, messaggio ancora molto forte ed attuale, oggi parleremo di come dei boomer hanno dato il via ad un linciaggio , perciò la figlia Sadako scatenerà il suo odio eterno sulla società.

Il finale è magnifico, la sequenza sul pozzo con il tempo che scorre e la coppia a cercare di distruggere la maledizione è scandito benissimo, l'emergere dei capelli di Sadako successivamente il teschio con quel fluido verdastro che fuoriesce dagli occhi come fosse un pianto è grandioso, Reiko ad abbracciare Sadako e la maledizione che sembra vinta.

La verità però che pone Nakata è più terrificante di così, non è la bontà d'animo di Nakata, il consolare Sadako a salvarla ma è l'aver creato la copia e aver fatto vedere, dunque divulgato la cassetta, la maledizione a renderle salva la vita.

La vendetta di Sadako è eterna come indica il finale, la macchina guidata da Reiko che si protrae verso l'infinito.

La regia di Nakata è ottima sotto tanti aspetti, la gestione degli ambienti e degli spazi, il saper creare atmosfera e tensione senza jump scare e creando davvero mistero.

Il volto di Sadako non è inquadrato, i lunghi capelli mascherano il suo visivo e soprattutto il film non gioca per niente sulle apparizioni del fantasma ma come scritto gioca maggiormente con i riflessi.

La prima morte mostrata nel film non mostra Sadako, Nakata sa creare il senso dell'attesa e del mistero, il fermo immagine in bianco e nero sulla vittima è inquietante.

Nel finale quando sì ci sarà la sequenza dove Sadako esce dalla tv e mostrerà il suo occhio è terrificante.

Un horror di atmosfera che non gioca su apparizioni rapide, sulla sovraesposizione del proprio villain ma che inquieta proprio per questo e che ha molto da dire nei suoi sotto testi socio-politici.

Anche il fatto che dopo che si guarda la cassetta la propria immagine viene “corrotta” è molto esemplificativo del film.

La soluzione che da Nakata per sopravvivere è terrificante in quanto è alimentare la maledizione stessa in mondo pieno di storture.

Film meraviglioso e che di fatto darò lo slancio all'ondata horror asiatica con gli spettri degli anni 2000.