Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Red Rooms

(Film, 2023)

Thriller che ruota intorno a temi macabri, dark,deep web, snuff diretto in modo impeccabile da Pascal Plante.
L'inizio è subito ottimo dove dal blu notte  la protagonista Kelly Anne entra in tribunale dove tramite dei piano sequenza, più volte ricorrenti durante il film, si notano tutte le parti del processo e loro rispettive azioni. i piano sequenza saranno molto presenti nel film proprio per catturare tutti gli sguardi e le reazioni dei personaggi.
Pascal Plante, regista, tramite finestre, schermi, monitor, il palazzo dove abita Kelly è composto da tutte vetrate, compie un discorso sull'essere invisibili nel mondo attuale dove ci sono sguardi ovunque.
Di fatto per incriminare l'imputato servono prove certe che l'accusa non possiede.
Il personaggio di Kelly è molto interessante perchè da subito risulta fredda, distaccata anche se sempre presente al processo, anche la regia tramite il 4:3 e inquadrature poste a isolarla da questa sensazione di alienazione e mistero.
Il fatto che sia una modella e giocatrice di poker online enfatizzano il discorso sullo sguardo, sull'essere visti di continuo e sul gioco del nascondersi a tutto ciò dato che deve essere davanti a obiettivi di camera e monitor.
Le sensazioni di mistero sono di continuo alimentate nel film dato che ci si chiede perchè la protagonista sia così interessata al processo e all'imputato Ludovic e più il film avanza più notiamo un suo coinvolgimento nel dark web andando a sfociare quasi del macabro.
Da segnalare anche il personaggio di Clementine che invece fa proprio il tifo per l'innocenza di Ludovic, di fatto rappresenta una fetta di popolazione che a prescindere è contro il canone istituzionale e non a caso parla di complotti contro Lodovic. Anche il suo rapporto con Kelly è interessante perchè si notano proprio le differenze tra le due, una totalmente fredde e impassabile e l'altra a fare la supporter dell'imputato.
La regia fa il suo lavoro nell'alimentare la tensione gestendo bene la macchina da presa, sa quando rimanere statica e quando andare di piccoli movimenti di macchina che alimentano l'atmosfera e sa creare il giusto climax per un finale coinvolgente dove l'ampio utilizzo di camera a mano rende tutto più palpitante e si scoprono le carte di Kelly, ora sì, coinvolta nella vicenda dove dovrà anche rischiare dove invece è sempre stata calcolatrice.
Non mancano dunque momenti ottimamente realizzati e di grande impatto come la ricerca continua dello sguardo dell'imputato dove oltre al già evidenziato sottetesto del film ha anche una sua valenza per la narrazione del film stesso.
Film dunque che funziona sia per atmosfere, per quelle che vuole narrare e per il come lo fa.