Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Tenebre

(Film, 1941)

Film dalla grande potenza visiva che riesce a mescolare benissimo il noir con le atmosfere gotiche.
La messa in scena colpisce fin da subito con l'ambiente paludoso tra la nebbia, gli alberi secchi, "scheletrici" che richiamo proprio il gotico.
La stessa ambientazione della casa è sia elegante che tetra, la regia di Vidor mostra da subito la sua grande espressività nelle inquadrature e compie un notevole lavoro anche quando si va sui primi piani.
Sotto quest'aspetto durante il film c'è un lavoro minuzioso sul personaggio di Ellen, Ida Lupino è maestosa, che sa essere dolce, fredda, impassibile, impaurita a seconda delle situazioni e già all'inizio c'è un ottima inquadratura di lei allo specchio che anticipa una sua certa "conflittualità" interna; in generale c'è proprio un lavoro di alta fattura sulla postura di Ida Lupino, è notevole anche quando Ellen di spalle solo col movimento di queste fa comprendere la sua reazione.
Il personaggio Ellen è la governante della casa della signora Fiske che farà di tutto per ospitare a far rimanere le sue due sorelle "bizzarre" e ritenute pazze.
Di fatto questa sorta di tribalismo familiare, quasi a creare una contrapposizione di classe con la ricchezza della signora Fiske, rimanda alle confraternite delle streghe e qui è meravigliosa la scena di loro tre sul letto con fotografia cupo dove l'oscurità pervade il volto di Ellen che di fatto fa intuire cosa ha in mente.
Se le due sorelle sono infatti eccentriche e non sicuramente "a modo" sono però in buona fede mentre Ellen intraprenderà il percorso verso l'oscurità.
La regia funziona benissimo anche nei momenti quasi da horror, dove il villain della scena è in copresenza della vittima creando dunque tensione e suspance, la regia inoltre sa anche dare forza ai singoli oggetti come la collana di perle andando nel dettaglio.
Sotto l'aspetto horror è anche meravigliosa le sequenza del "fantasma" che di fatto anticipa Psycho di Hitchcock con l'inquadratura alle spalle.
Da Hitchcock si riprende molto il concetto di suspance dato che lo spettatore conosce i fatti mentre i personaggi in scena no, quindi il confronto tra Ellen e suo nipote Albert risulta interessante con la regia che coglie le loro reazioni.
Alfred non è interessato a far emergere la verità per un senso di giustizia ma per fini personali e di arricchimento e qui il film gioca nel mostrarci cosa sa uno e cosa l'altro mentre lo spettatore ha il quadro completo della situazione.
Oltre agli esterni tra nebbia la nebbia che danno un tocco di mistero e atmosfera, il gotico è rappresentato anche dalla presenza religiosa come le suore e la statuetta di Gesù, qui memorabile la sequenza dove Emily, una delle due sorelle di Ellen, spegne le candeline e si abbatte il temporale.
Un difetto che invece si potrebbe riscontrare è la poca esplorazione del personaggio di Lucy, la cameriera, che risulta essere la spalla di Albert senza però molto da dire; dove invece gli altri personaggi in scena risultano coinvolgenti.
Come prima già segnalato da notare un certa ricercatezza per gli oggetti come la collana di perle, la parrucca ma anche il forno e qui molto bello verso il finale l'inquadratura del volto di Ellen a sovrapporsi al forno.
Dunque, un noir-gotico diretto benissimo da Vidor dal grande impatto visivo che riesce a creare sia tensione da horror che gestire i tempi delle dinamiche più da noir sempre avendo in mente una consapevole suspance hitchockiana.