Film che mostra il talento di Villenueve costruendo una storia di mistero che si intreccia tra passato e futuro, nella ricerca con una forte critica politica agli estremismi e ai nazionalismi.
Già il movimento di macchina iniziale che dalla finestra che apre lo sguardo verso l'esterno va invece verso l'interno mostrando il bambino che viene rasato simboleggia una libertà negata, da una possibile apertura verso l'esterno la macchina da presa mostra la realtà in cui si ritrova il bambino e la regia andrà a mostrare il tatuaggio dei tre puntini che servono a riconoscere il bambino.

La regia di Villenueve si dimostra funzionale alla narrazione anche, ad esempio, nell'atto notarile quando Simon e Jeanne vengono a sapere del testamento della madre, Nawal, dell'esistenza del loro fratello, il bambino mostrato all'inizio del film, dunque dell'inizio della ricerca.
Simon e Jeanne hanno reazioni differenti, il primo è più restio mentre Jeanne vuole intraprendere il viaggio di ricerca e Villenueve li mostra distanti, l'inquadratura in esterno, usciti dall'ufficio del notaia, dove l'ambiente è predominante richiama la distanza tra i due.

L'andamento del film percorre la ricerca di Jeanne e il mostrare il passato di Nawal dove si scoprirà e verrà svelato il terribile passato di quest'ultima.
Gli scontro fra gli estremismi religiosi, l'impossibilità per Nawal di amare chi vorrebbe, la travagliata storia del figlio, e l'atroce e sconvolgente rivelazione di chi sia il padre di Simon e Jeanne.

Ci sono momenti davvero forti e ottimamente gestiti da Villenueve, la sequenza dell'autobus che va a fuoco è visivamente potentissima oltre che terribile, non solo la singola memorabile inquadratura con Nawal in ginocchio mentre l'autobus va a fuoco, inquadratura ormai iconica, ma tutta la sequenza dunque anche la sparatoria, il tentativo di salvare la bambina il tutto è atroce e ben gestito.

Il nazionalismo religioso nel film è incarnato anche dai cristiani dunque fanno anche il loro effetto vedere i santini, i ritratti della Madonna attaccati ai fucili con successive sparatorie.

Sono gli estremismi che sia di una religione o di un altra a non permettere a Nawal di vivere la sua vita, di fatto le sarà privato tutto, è significativa la scena dove, mentre è alla ricerca del figlio, si addentra nell'oscurità perchè di fatto la narrazione del film la porta ad accettare una collaborazione con gli estremisti.

Il piano sequenza dell'uccisione del capo dei nazionalisti cristiani è perfettamente eseguita, ottima le gestione dell'ingresso in scena di Nawal con il punto macchina basso che mette enfasi sulla borsa, senza inquadrare di fatto il volto di Nawal.
Villueve ponendo l'attenzione sulla borsa fa capire che dentro di questa di fatto c'è qualcosa dunque alimenta la tensione e scandisce poi i tempi tramite il piano sequenza.

Dunque la prigionia, il motivo per cui Nawal sarà conosciuta come “la donna che canta”, tutto il percorso di Nawal è volto al ritrovare suo figlio accettando, subendo tutto il possibile e anche oltre.

Villenueve pone anche una certa vena hitchockiana in quanto lo spettatore, tramite il passato di Nawal, sa come è nato il bambino mostrato ad inizio film, mentre Simon e Jeanne sono ignari di tali vicende, ciò sarà evidente quando indagheranno nel passato durante la prigionia della madre dove i due penseranno che il bambino, cioè il loro fratello, sia lui il figlio nato durante la prigionia.
Ottimamente gestito è anche il momento in cui Simon va a parlare con il capo degli estremisti, persona con cui di fatto in passato aveva collaborato Nawal, qui Villenueve riesce a dare tensione ed enfasi tramite il fuoco fuoco e non mostrando inizialmente l'interlocutore di Simon.

La risoluzione del mistero, la verità scoperta e rivelata sarà molto “forte”, una storia di amore ma anche di violenza e forti traumi.