Out of Darkness è un horror ambientato nel paleolitico con una struttura che in parte si rifà a film come Alien e Predator dove però nel terzo atto si cambierà un po' registro incentrando il tutto sul tribalismo umano su come tale specie si distrugga a vicenda.
Cumming gestisce piuttosto bene il mistero, la creatura, il predatore, che sembra aggirarsi tra il clan dei protagonisti non è mostrata da subito, la regia funziona proprio nel non mostrare.
La messa in scena fa il suo dovere, le scene di notte, tra il fuoco, funzionano bene, così come quelle tra le nebbia che riescono a creare la giusta atmosfera.
Anche le tempistiche, gli attacchi del predatore non sono diretti, la regia seppur tramite meccanismi, si prende i suoi tempi prima degli agguati.
Il solito espediente invece della creatura che si aggira in penombra per alimentare la tensione sa di troppo abusato e stravisto, nulla di gravissimo ma nel 2024 è qualcosa di evitabile.
La protagonista Beyah è una ragazza che inizia ad avere le mestruazioni, ciò simboleggia anche il suo cambiamento, la sua maturazione, infatti da ragazza che "deve adempiere" ai bisogni sessuale del capo-clan Adem, diventerà una cacciatrice.
Le dinamiche del gruppo si incentrano sul fatto che Adem ha promesso una terra fertile dove vivere ma in mezzo a loro c'è solo oscurità, Odal, il più anziano, è quello più impaurito ed infatti vorrà sacrificare dei membri del gruppo alle creature che crede essere un demone.
Se comunque Odal ed anche Adem, quest'ultimo anche tramite la voglia di salvare il figlio Heron, sono personaggi si di funzione ma che per un film del genere fanno il loro, Ave l'altra donna presente nel gruppo e Geirr, il braccio destro di Adem rimangono un po' troppo in superficie senza esprimere troppo il loro punto di vista.
Ave ha un dialogo proprio sulle mestruazioni con Beyah, le dice che ora può adempiere al suo "scopo" cioè soddisfare sessualmente Adem, però di fatto in seguito non avrà dinamiche centrali, certo avrà il suo esisto che volendo dimostra come Beyah non può fidarsi di nessuno.
Geirr lo stesso sarà un personaggio con non troppo da dire.
Il twist probabilmente farà storcere il naso a molti ma fa comprendere dove Cumming voglia andare a parare.
L'umanità che si scontra a vicenda, la sopravvivenza della propria tribù a discapito della collettività, del comprendersi.
Semmai dove si può trovare qualche falla è che Beyah, un po' dal nulla, diventa una cacciatrice abilissima, ok comunque fa parte di un clan che per forza di cose deve procacciare cibo quindi forse nel suo background ha delle abilità di caccia; però un po' si sconfessa quell'aura di predatore invincibile della creatura.
E' comunque un film d'esordio, anche la durata poteva avere un po' di minutaggio in più per alimentare maggiormente la tensione, che comunque si crea e dare un po' più spazio a delle interazioni.
Cumming però regala sequenze vincente, quella dell'aurora boreale in verde è molto buona e crea atmosfera, così come è ottima per gestioni dei tempi, dilatati, tutto l'ingresso di Beyah nella caverna nel finale.
La regia anche tramite lenti movimenti di macchina e rotazioni scandisce la tensione.
C'è del potenziale, Cumming, a differenza di molti altri, è consapevole che il mistero, il non mostrare è più atmosferico e cattura di più rispetto a sparare subito sullo schermo il villain.