Five Nights at Freddy's è un horror che, a discapito delle (mie)aspettative, ha una sua narrazione e non abusa troppo di jump scare, peccato però che tutta le gestione della vicenda e la regia abbia risultati piuttosto mediocri.
La confezione non è malvagia però è piuttosto standard, è simile a moltissimi altri horror, gioca prevalentemente sui toni gialli a richiamare uno speranzoso calore familiare e sui blu che richiama più il buio e i fantasmi. Questo non sono solo quelli dei ragazzi scomparsi ma anche i fantasmi di un passato, di una felicità familiare mancata, da parte sia del protagonista Mike che dell'agente di polizia Vanessa.
Il problema del film è che è tutto fin troppo generico e standard, manca proprio l'abilità nella regia di creare tensione, è emblematica la scena dove Abby, sorellina di Mike, inizia a camminare nell'ex pizzeria, con un'inquadratura dove è lei è dominata dall'ambiente, ma subito c'è uno stacco di montaggio e non si crea atmosfera.
Manca proprio la qualità per sapere tenere dei long take ma anche solo per creare inquadrature un po' suggestive.
Il pavimento del locale darebbe anche opportunità per dei rimandi al cinema espressionista e anche le lucine pop nel finale potenzialmente potevano aiutare a dare guizzi in più, ma niente.
Anche i momenti clou, l'apparizione del coniglio giallo, sono piatti e senza enfasi.
La ricerca nei sogni del fratellino scomparso di Mike, sempre a livello potenziale, è anche buona come idea anche perchè da una narrazione e un "senso" al film però come soprascritto è tutto troppo blando e senza mordente.
Anche dal lato prettamente horror, sangue e violenza sono centellinati, un film così avrebbe dovuto avere molto più spaltter qui invece praticamente assente; ma in generale quando si arriva al momenti di mostrare l'orrore il risultato è quello dozzinale e generico di film girato su commissione senza ne grosse idea ne qualità.
Quindi, non la tipologia di horror che è brutta perchè svacca ma risulta troppo anonimo, standard e generico per risultare piacevole.
