Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Close Your Eyes

(Film, 2023)

Un inno al cinema, alla sua forza, al suo modo di emozionare e creare sentimento.
Erice narra un film di personaggi che parlano del loro passato mentre hanno un futuro incerto.
Il regista/scrittore Miguel, l'attore Julio, hanno un passato vissuto insieme pregno di storia e dopo la scomparsa dell'attore anche la vita di Miguel di fatto decade.
Il cercare Julio riporta per forza al rivivere il passato dei protagonisti, Erice è ottimo nel mostrare e cercare materiali analogici come appunto il libro, la pellicola, la foto; nell'era del digitale Erice dirige un film, ambientato nel 2012, dove dapprima l'indagine, il riscoprire il passato è dato da elementi fisici e soprattutto dove è il sentimento il traino, la forza di tutto anche più proprio del mezzo fisico.
Max. il montatore amico di Miguel, vive tra le sue vecchie pellicole, poster del cinema muto e lo stesso Miguel era un regista nel passato; come in El Sur, Erice parla di personaggi "soli" e con voglia di evasione.
La stessa scomparsa di Julio, un attore che ci verrà narrato con i suoi problemi, la presenza del mare che simboleggia libertà, in El Sur c'erano il gabbiano e la bicicletta, una voglia di scappare e fuggire per non rimanere ancorati in una vita che potrebbe portare a diventare "il re triste".
Come nel film di Miguel anche nella realtà sarà il cinema, la sua forza a creare emozioni e appunto sentimento che con l'ultima magnifica inquadratura degli occhi chiusi farà comprendere che ciò he aveva pensato Miguel è andato in porto.
Come in "Lo spirito dell'alveare" anche in Cerrar Los Ojos la forza del cinema è determinante, una vecchia sala ormai chiusa, pellicole e proiettore questo dona Erice allo spettatore, un inno al cinema.
La regia sa regalare lenti movimenti di macchina e piano-sequenza, sa quando essere più intensa come in tutto il finale o anche nella meravigliosa sequenza di Ana, figlia di Julio, sempre nel terzo atto che si chiuderà con la dissolvenza in nero.
Dissolvenze in nero, caratteristica tipica del cinema di Erice, sempre presenti e con la loro forza espressiva.
Lo stesso anche la fotografia quando gioca di chiaro-scuri o con toni funerei, memorabile la scena della suora che cammina nel corridoio con quella fotografia scura.  dato che nel film per larghi tratti si parla di morte e suicidio, così come i gialli, che sempre ritornano da "Lo spirito dell'alveare" e da "El Sur" danno intensità.
Riguardo la voglia di evasione e "prigionia" dei personaggi verso forse i loro ricordi e il loro passato Erice mostra l'uccellino in gabbia del dottore nel dialogo con Miguel e la bellissima inquadratura dapprima sul mare con lo sguardo dei personaggi volto verso l'orizzonte, un futuro per loro incerto e successivamente con i loro volti inquadrati con delle sbarre come appunto ad imprigionarli.
Come scritto, sarà la potenza del cinema che innesca l'emozione e il sentimento a "sbloccare" tutto.