Lo sguardo, il riuscire a vedere(la domanda do you see? Torna sempre) le tele del web che si dipanano nella vicenda creando “fantasmi” in un mondo sempre più interconnesso e digitale, virtuale.
Il film inizia con un piano sequenza in cgi che segue il “viaggio” del malwere un impianto nucleare il Cina; come mai Mann, un regista che ha sempre puntato molto al realismo utilizza la cgi?  Il malwere non è qualcosa di tangibile, il virtuale, la rete per Mann non hanno emozioni e perciò non sono “concrete” per questo la resa visiva è proprio digitale, fatta a computer; tutto quanto si ricollegherà al finale quando invece il protagonista Hathaway sia a parole che nei fatti andrà nel “concreto” per risolvere la situazione e “sfidare” Sadak, l'altro hacker del film e di fatto il villain.
Per Mann il concreto sono le emozioni e l'umanità che è fatta di rapporti e scelte, Hataway per rispetto verso Chen, i due rappresentano la tipica “diade” nei film di Mann, ognuno è lo specchio dell'altro, vorrà portare avanti l'obiettivo e trovare, fermare Sadak e il finale non sarà fatto di vyrus o malware ma sarà concreto, di lotta e di sangue faccia a faccia.
Già nel piano-sequenza iniziale vengono mostrate le tubature surriscaldarsi, la fotografia vira sul rosso, con successiva inquadratura sull'acqua che sta evaporando, è la fusione nucleare in atto e tutti i personaggi saranno concentrati su ciò mentre invece Mann l'indizio lo ha sempre lasciato li, cioè l'acqua, elemento sempre principale per il regista che ancora una volta si rivela chiave nel film in quanto è questo il reale obiettivo di Sadak per poter manipolare il marcato azionario dello stagno.
Do you see? I personaggi non riescono a vedere, cercano altrove, il film è una ragnatela con la quale Sadak gioca, non sono casuali i molti movimenti di macchina a disorientare tutto il team coinvolto nella ricerca del villain con tanto di camera a mano destabilizzante.
Le stesse inquadrature richiamano spesse la ragnatela con motivi ad intrecciarsi sulle pareti, ma anche sui monitor.

Quest'ultimi sono già un vettore che richiamano il riflesso e lo sguardo, elemento ampliato dalle inquadrature di Chen che garda il suo riflesso alla finestra che simboleggia sia la connessione con Hathaway ma anche il riflesso delle scelte fatte e il futuro che comporteranno.
Hathaway e Chen sono abili informatici che hanno avuto però percorsi differenti, il primo finito in carcere, il secondo è un funzionario informatico della Cina entrambi si stimano a vicenda e Chen nel difendere costantemente le decisioni di Hathaway andrà incontro ad un futuro oscuro, come sempre nel cinema di Mann sono i personaggi a scegliere le loro traiettorie, non è il destino.

Lo stesso Hathaway sceglie di seguire la missione e procedere anche tramite azioni illegali così come il team avallando tali decisioni si esporrà a rischi enormi.
Hathaway di fatto rappresenta quasi un buco nero, le sue azioni, decisioni distruggerà chi sta intorno a lui, ribadendo ancora, che anche gli altri componenti avelleranno ciò quindi di fatto scegliendo.

La diade tra Hathaway e Chen raggiunge il culmine nella sequenza in elicottero dove i due rispettivamente parlano a nome dell'altro.

La love story tra Hathaway e Chen Lien, la sorella di Chen, è ben gestita e da un ulteriori motivazioni al protagonista per procedere. Sono ottimi i momenti romantici in blu, la sequenza in camera da letto.

La fotografia gioca costantemente tra i blu e verdi che sotto un certo aspetto sono i colori principe del regista, Mann ama il verde ed è celebre per le tonalità d blu.
I colori rappresentano l'acqua, il blu, mentre il verde riesce a infondere toni spettrali; Ghostman si fa chiamare Hathaway e dall'altro versante Sadak sembra invisibile e irrintracciabile.

Il finale se come scritto va nell'azione concreta gioca molto sulla figura dello “spettro”; Hathaway rincorre di spalle di antagonisti, apparirà loro di dietro proprio come un fantasma e non a caso la sequenza è svolta durante una cerimonia con una statua a raffigurare una divinità? Uno Yokai? Senz'altro una figura non terrena.
Dunque il finale gioca ancora sul concetto della “vista” i personaggi si nascondo tra la folla, stavolta è Hathaway che nell'azione fisica riesce a vedere Sadak, quest'ultimo agisce per i soldi, motivazione “debole” per Mann perchè ritenuta non umana a differenza di Hathaway che subendo perdite, provando sentimenti per Chen Lien è spinto da umanità.
Il personaggio di Hathaway è anche un elemento in comune con Max di Collateral, ad inizio film, in carcere, si nota il caos, il chiasso tra le celle mentre Hathaway mettendo le cuffie si “isola” il film va per il silenzio, questo è proprio un tratto del protagonista che ha un suo metodo per andare avanti e per sopravvivere “ a modo suo” al carcere senza rimanere sconfitto, sembra quasi conscio o forse “illuso”? Qui torniamo a all'illusione di Max in Collater, che arriverà la sua occasione.

Come si evince il film è ottimo sono tanti aspetti sia visivi che concettuali, nella totalità dei film sì ci sono state “diadi” con maggior forza, il personaggio di Chen poteva maggiormente essere ampliato e Hathaway, ingaggiato come esperto informatico, partecipa anche nell'azione attività intesa proprio come sparatorie, nel film si vediamo che in carcere si allena, ha il fisico però si poteva approfondire meglio da dove arrivi la sua preparazione.
Sadak è un villain di “funzione” che svolge il suo ruolo e come scritto risulta in contrasto con l'umanità di Hathaway, forse si poteva anche esplorare e dare maggiore forza al villain che comunque rimane funzionale.
Tolti questi aspetti il film rimane ottimo, ha tantissimo del cinema e dei concetti di Mann; l'inquadratura dove dallo sfondo che si vede dalla finestra della camera da letto si notano sia un occhio, la vista, che un orologio, il tempo, racchiudono il cinema di Mann, lo sguardo e il tempo che scorre inesorabile per i protagonisti che devono lottare contro questo per potersi proiettare verso il futuro, con ancora gli orizzonti, l'uscita dal carcere di Hathaway, come sguardo e possibilità di avere proprio un futuro.