Per parlare di questo film è necessario fare subito i nomi, anzi un nome: Aaron Sorkin. Non un qualsivoglia carneade nel mare magnum della cinematografia, ma la penna dietro pezzi da novanta come Codice d’onore o il pluripremiato The Social Network – per inciso non tra i miei preferiti. Per questo film Sorkin decide di mettersi per la seconda volta dietro la macchina da presa – dopo l’esordio con l’ottimo Molly’s Game - realizzando un’opera con un cast in stato di grazia servito da una sceneggiatura acuta e sottilmente sarcastica che si adatta perfettamente all’argomento prettamente politico della pellicola.