È sempre difficile per me parlare delle cose che amo (anche se non so parlare di altro), perché ho sempre la sensazione di non rendere merito alla loro bellezza, perché significa parlare di me stesso, perché, più in generale, le cose belle sono incontenibili, straripano e non si possono arginare. Posso solo lasciarmi travolgere. Ed è ciò che faccio ogni giorno: lascio che la Bellezza mi faccia male come vuole. E cosi faccio quando scrivo: mi lascio cogliere dalla potenza delle parole e cerco di farmi il tramite della forza esplosiva che mi sceglie per manifestarsi. Quindi, parlare di Westworld, come di tutto ciò che amo, per me, vuol dire entrare in una cicatrice del mio cervello e danzare a ogni chiusi sull’orlo del precipizio del mio essere. Questa non è una recensione, dunque, è più che altro l’insieme delle sensazioni che questa serie tv ha suscitato in me, il mio personalissimo modo di vederla. Se proprio dovessi darne una definizione, direi che Westworld è un fiore vero in un campo di fiori di plastica, perché rappresenta un prodotto estetico di altissimo livello; è semplicemente una delle migliori serie televisive che abbia mai avuto il piacere di vedere.[...e di serie tv meravigliose, per fortuna, ce ne sono tante. ne cito a casa qualcuna: Fargo (in particolare la seconda e la terza stagione: immense), True Detective (sì, anche la seconda stagione, criticata da tutti), Breaking Bad (ogni singolo fotogramma è magia), e tantissime altre, fino alla più bella di tutte, la più importante, più trascendente, incredibile, stupefacente, immortale, che è Twin Peaks (e la terza stagione è semplicemente uno dei momenti più alti della storia della nostra specie)].La bellezza della complessità di Westworld è molto vicina a quella poesia di cui il mondo ha bisogno. È affascinante e al contempo, oLeggi tutto