L'inizio è fantastico. Un'onda di carne umana, travolgente e grondante esistenza repressa. Questa è la parte migliore del film. Del quale ho apprezzato molti aspetti, ma non ha niente che lascerà il segno. Di fondo, c’era la volontà di creare un'opera che trattasse i temi della disparità sociale, delle diseguaglianze, della povertà, anche del razzismo, e – sottotraccia – della libertà. Qualcosa di molto "difficile", ostico, ma incredibilmente affascinante. E molte cose sono riuscite anche bene. Ma declinare tali temi nell'ottica della "lotta di classe", a mio avviso, vuol dire depotenziarne i significati, limitarne le possibilità, attutirne i bisogni. Perché il rischio di sfociare nella retorica è alto, e Nuevo Orden sembra flirtare con una versione stereotipata della “teoria del conflitto”, e di conseguenza con tutti i suoi limiti espitemologici. La lotta armata, la rivoluzione di classe, l’apparato militare brutale e dittatoriale, i poveri contro i ricchi, proletariato vs borghesia: le risposte agli interrogativi annessi alle tematiche espresse sopra – ammesso che esistano – non si trovano in questa visione del mondo. Questo è ciò che mi trattiene dal dire che Nuevo Orden sia un film bellissimo.Film come Parasite o Post Mortem (che io ritengo due grandissime opere, questi sì bellissimi film, a prescindere da tutto), per esempio, pur trovandosi per molti versi a condividere l’afflato delle suggestioni tematiche di Nuevo Orden, si rapportano a essi in misura metonimica e non metaforica: attraverso la narrazione di una storia individuale/familiare, questi due film raccontano – con modalità, sensibilità e intenti tra loro differenti – fratture identitarie e lacerazioni esistenziali di un intero segmento del corpo sociale (Parasite) o di un intero paese (Post Mortem). Mentre invece Nuevo Orden tenta di intercettare entrambe le dimensioni e racchiuderle in una metafora che si accartoccia su sé stessa. Se non avesse avuto questa velleità,Leggi tutto