Godland

Film - 2022
7,6
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Godland è un film con Elliott Crosset Hove, Vic Carmen Sonne, Ingvar Sigurdsson, Jacob Ulrik Lohmann, Ída Mekkín Hlynsdóttir Cast completo. Regia di Hlynur Pálmason. Titolo originale Vanskabte Land, durata 143 minuti. Generi Dramma, Storia.
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recensioni

Pioggia, Vento, Sangue e pazienza di  Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi
Ho provato per un breve tempo a immaginarmi Goodland senza la fascinazione della poco conosciuta natura islandese. Il film funzionerebbe lo stesso? La risposta è nella seconda parte sicuramente sì perché Goodland è un film in cui l'ambiente è un importante coprotagonista, ma non l'unico oggetto di interesse. Infatti nella prima parte Palmason racchiude il viaggio del pastore protagonista nel formato 4:3 (scelta che risulterebbe discutibile allo stesso modo di come lo è ne Le otto montagne, se non fosse che qui si giustifica col fatto che il film è l'unione di sette fotografie ottocentesche scattate dal pastore che erano per sviluppo tecnico in quel formato), creando suggestione proprio grazie al paesaggio inospitale dell'isola. La pioggia, il vento e il terreno scosceso dell'isola in cui non crescono gli alberi fiaccano la volontà del pastore. Il film però esplode nella seconda parte, quando il pastore arriva al villaggio in cui deve costruire la chiesa e i rapporti personali travolgono quest''animo già pentito per aver accettato una prova così dura. La lingua diversa, perché l' Islanda all'epoca era una colonia danese, la vita rude dei coloni, la diffidenza nei confronti di chi arriva da fuori funzionano come un detonatore degli animi. Con una regia chirurgica in cui diverse carrellate ci accompagnano prima nel viaggio geografico e poi in quello dell'anima e una fotografia ipnotica che si esalta in diversi timelaps Goodland si avvale di un cast tecnico artistico notevole. Un'opera che entra sottopelle poco per volta con una lentezza che non è propria del cinema moderno. Una piccola scoperta da vedere, da cui bisogna lasciarsi catturare scena dopo scena in una discesa verso gli inferi dell'animo e della Terra. Un'opera che vive di elementi primordiali che si stagliano sullo schermo in modo indelebile. Andatelo a vedere armati di sana pazienza. Leggi tutto
Recensione di  Riccardo Simoncini Riccardo Simoncini
Già vincitore del Torino Film Festival 2019 con A White, White Day, Hlynur Pálmason torna alle bianchissime terre desolate di mondi nordici al confine tra visibile e invisibile, dando vita ad un film profondamente esperienziale con le tinte del western più vero, un’epopea tragica dalla Danimarca all’Islanda del XIX secolo. Un prete-fotografo, Lucas, e un’unica missione: costruire una chiesa, diffondendo la fede in quella terra di nessuno, un luogo a cui non appartiene, estraneo alla lingua e alla sua gente. Ma estraneo soprattutto ad uno sconfinato paesaggio incontaminato che non lascia scampo, nella sua fatale natura distruttiva, che tutto divora senza curarsi della lingua che parliamo e del dio in cui crediamo. Così Lucas parte via mare, ma soprattutto si inoltra via terra, con pesanti casse di legno in spalla per trasportare tutto il necessario (fotografico e religioso) e partire per quell’avventura di fatica e gelo, dove i morti (umani e animali) vengono abbandonati sul cammino, come tombe inaspettate a tracciare la strada solcata, come alimenti di una terra affamata e mai sazia.Come nei precedenti film (cortometraggi compresi) Pálmason indaga i luoghi da abitare, o meglio abitabili, con edifici da costruire nel mezzo di un niente inospitale e che rimangono in sospeso prima di diventare casa di qualcosa, dal sapore di famiglia o, come in questo caso, di spirito. Era una casa da ristrutturare resistente alle intemperie in A White, White Day, un memoriale sacrificale in Winter Brothers, una capanna su un palo per giocare in Nest, una chiesa ai piedi di una montagna appunto in Godland. Ma rimane il dubbio di come inserire un’anima in quella materia (ciò che l’inglese distingue tra “house” e “home” per tradurre “casa”), come fare entrare insomma il calore familiare in mezzo a quattro mura di cemento, come invitare i fantasmi degli antenati tra Leggi tutto
Recensione di  Il Buio In Sala - Giuseppe Armellini Il Buio In Sala - Giuseppe Armellini
Siamo in una mulattiera.Uomini e cavalli la percorrono.Poi la macchina da presa va indietro, sempre più indietro, a svelarci poco a poco la montagna.E quegli uomini, e quei cavalli, sempre più piccoli, fino a scomparire.Siamo intorno al fuoco e un uomo sta raccontando una storia di uomini e anguille.Anguille che si accoppiano e fanno gemiti come donne in orgasmo.L'uomo lancerà un sasso nello stagno, le anguille andranno via.L'uomo, da quel giorno - come fosse una vendetta e una punizione - sognerà sua moglie accoppiarsi con tutti i paesani, emettendo gli stessi gemiti di quelle anguille che aveva colpito.E mentre l'uomo, non quello della storia, ma quello che la sta raccontando la sta, appunto, raccontando, noi, in montaggio alternato, scendiamo con lo sguardo giù da una cascatella che poi diventa sempre più cascata.E poi lago.Lago dove due uomini cercano ristoro.Siamo su un prato.Ancora uomini e cavalli.La macchina da presa li lascia e, lentissima, attraversa il prato.Minuti e minuti di nulla, in un movimento ipnotico e apparentemente senza scopo.Poi, come una carezza, arriviamo invece al volto di un uomo disteso a terra.Un uomo che in quel momento proprio di una carezza avrebbe bisogno, una vera, quella di una mano e non quella di un'inquadratura.Siamo in un'inquadratura ferma, stavolta.C'è un cavallo morto.In time lapse vediamo scorrere stagioni, vediamo il paesaggio completamente modificato, in un film che è duemila paesaggi, in un film in cui anche lo stesso paesaggio diventa, anche negli stessi 5 metri quadrati, continuamente una cosa diversa.Il cavallo si farà scheletro, in una terra dimenticata da Dio e che poi, il giorno che Dio arriverà, scopre di arrivarci Uomo, e da uomo, se ne torna quindi indietro.Ho scelto le prime 4 immagini che mi sono venute in mente, tre movimenti di macchina giganteschi (per bellezza d'immagine) e un time lapse.Basterebbero questi Leggi tutto

trama

Alla fine del XIX secolo, un giovane prete danese si reca in una remota parte dell'Islanda per costruire una chiesa e fotografare i suoi abitanti. Ma più si addentra in questo panorama spietato, più si allontana dal suo scopo, dalla missione e dalla moralità.

trailer

supporto fisico

DVD e Blu-Ray

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