Un freddo pomeriggio di fine aprile mentre cammino lentamente verso casa. Piove

 
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C'ero soltanto.
C'ero. Intorno
mi cadeva la neve.
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È di rugiada.
È un mondo di rugiada.
Eppure - eppure -
 
 
 

[In questi due haiku di Kobayashi Issa, poeta giapponese del diciottesimo secolo, io ritrovo la migliore sintesi di You Won’t Be Alone, film meraviglioso e potente, che ho amato in ogni dettaglio, un’opera clamorosa, un canto di efferata dolcezza, di bellezza spietata e assetata di sangue, di poesia in decomposizione che diventa il terreno fertile su cui edificare il proprio posto nel mondo. Questo è quanto. Non c’è altro da dire. Eppure.]
 
[I gatti. Le candele. La porta di casa. Il fuoco. Il cielo ma nelle pozzanghere. I fiori. Le confessioni in piena notte. L’odore del dolore. L’appena in tempo. Il legno. Il cadmio. L’elettricità. I sogni dentro i sogni dentro i sogni dentro i sogni dentro i sogni dentro i sogni e incisioni di platano. Il futuro. La lavanda. La c’ostruzione del cuore. Battito dopo battito dopo battito dopo tutto. Le promesse feroci. I graffi sul volto. Profondi. Violenti. Improvvisi. L’infanzia di una lacrima. L’amore. La morte. Dissolvenza in nero.]
 
[Volando di vita in vita lei venne al mondo, ma capì che il mondo non poteva essere raggiunto. Si fermò quindi a riflettere. Questo deve essere il mondo, e se ci sono arrivata allora non conto niente. Oppure questo non è il mondo, e quindi la cosa non ha alcuna importanza. Oppure questo potrebbe essere il mondo, ma io potrei non esserci arrivata, potrei essere sempre stata qui. Oppure qui non c’è niente, non c’è nessuno, e io sono semplicemente del e sul mondo, e nessuno può arrivarci. Questo potrebbe non essere il mondo: l’ho capito, quindi sono intelligente, perspicace, conto qualcosa, tuttavia non ci sono arrivata. Ma questo deve essere il mondo, e siccome non posso arrivarci allora io non sono qui, qui non è qui, io non sono io. Volando di vita in vita lei venne al mondo, e ripartì un istante dopo. Forse è il mondo che è arrivato a lei? O forse è lei che non è capace di accogliere il mondo? Si sa soltanto che lei deve venire al mondo. Volando di vita in vita lei venne al mondo, ma capì che il mondo non poteva essere raggiunto.]
 
[La storia dice che c’è una strega. La strega si chiama Maria. Maria brucia sul rogo. Maria tenta di rapire una neonata. La madre implora la strega. Prendila quando avrà sedici anni, le dice. Maria accetta il patto. Ma prima di sparire strappa la lingua della bambina. Nevena, questo il suo nome. Cresce in una grotta, senza voce. La madre crede di proteggerla. Passano le stagioni, gli anni, uno, due, cinque, sedici. Torna Maria. Uccide la madre. Prende Nevena. È di rugiada. La porta con sé. La graffia. La rende strega. Nevena impara a nutrirsi di sangue e mutare forma. È un mondo di rugiada. Nevena si ribella, allontana Maria che si fa lupo, ed entra nel mondo dell’uomo.]
 
[You Won’t Be Alone. Non sarai sola. È una rassicurante promessa. È una inquietante minaccia. Non sarai sola. Non sarai sole. Non sorgerai mai. Sarai una eterna eclissi. Forse Maria voleva dire questo a Nevena, con quello sguardo, prima di diventare lupo, prima di separarsi da lei. E metterla in guardia dal mondo degli uomini, così diverso da quello degli altri animali. Ma Nevena è in quel mondo che fiorisce, che ferisce, che perisce, che finisce, che finisce per nascere.]
 
[Il gelo che solo certi boschi. Il sole che solo certi sogni. Il lavoro nei campi. Le principali considerazioni di chi si sveglia all’alba e sa che dovrà spegnere le stelle. L’inevitabilmente lunga notte degli imputati nel processo di innamoramento. La morte che solo certi baci.]
 
[Nevena. Scopre, si scopre. Diventa, si diventa. E quella ragazza nel fienile, il bambino che piange, le emozioni da imparare. Che cosa sono gli abbracci? Che cosa significa piangere? Perché le persone? E l’amore, il sesso, l’arcobaleno, le canzoni, sdraiarsi sulla schiena e osservare il cielo, le panchine, gli orizzonti, i bicchieri, il pane, la paglia, gli schiaffi, gli sguardi attraverso le foglie, nascondersi per mostrarsi, l’attimo in cui, le mani, la differenza tra un sorriso e una pugnalata, il vestito bianco, le corse tra l’erba alta, il futuro, le cose che non conosco, tutte le parole, diventare grandi, imparare a leggere, guardare negli occhi, specchi, promesse, rinunce, traguardi, uccidere, tradire, vincere, precipitare da una roccia: a che serve? Perché? Perché io? Perché non io? Sono un lupo, sono un cervo, sono una ragazza che brucia nel fuoco, la pelle mi cade a brandelli, sono ancora viva, ho un incendio al posto del cuore, io sono fuoco e voi siete bosco. “È una cosa che brucia e che fa male, questo mondo”.]
 
[Una mamma. Il sangue sulle mani. Un ragazzo che si lava il viso. Fare l’amore. Uccidere. Lavorare. Preparare pranzi e cene. I sorrisi. Le cicatrici. Il desiderio di esistere. La voglia di essere veri. Il bisogno incontenibile di essere riconosciuti. Tutto quel rumore. Tutto quel rumore. Tutto quel rumore. Tutto quel rumore. Tutto quel rumore. Chiudo gli occhi fortissimo. C’ero soltanto. Divento una bambina. C’ero. Intorno… Forse posso finalmente essere io. Mi cadeva la neve.]
 
[Nevena. E la vita che va, che scorre, come può, come deve, come neve. E le fiabe che sono sempre oscurità e i racconti intorno al fuoco. La storia di una donna di nome Maria, per esempio. La maternità, gli inganni, la paura, la violenza, il fuoco, la morte che non ti accoglie, la nascita della strega. I graffi: il marchio, il segno, il sogno, l’incubo, la sola possibilità. Il sangue, i cadaveri, le lunghe unghie nere che entrano nella carne, che dilaniano corpi e immaginazioni. Tessuti, muscoli, vertebre, organi.]
 
[…non avere paura delle mie mani...]
 
[Che cos’è questa vita? Che cos’è questo mondo? Chi sono io? Perché fa così freddo, anche se c’è sempre il sole? Che cosa sono io? Sono forse un lupo? O sono un gatto? Forse sono un cinghiale. Oppure un’aquila? Forse sono un insetto che abita le rive dei ruscelli. Oppure sono un essere umano? Ho ucciso, ho graffiato, ho baciato. Sono dunque Dio? Che cos’è la serenità? Che cosa significa essere uomo? Perché le cose finiscono? Non capisco il tempo, ma a volte sono felice, almeno credo, perché in realtà non so cosa significhi essere felici. Ma ci sono momenti in cui non sento freddo. Lui mi abbraccia e sorride. Non ha paura delle mie mani.]
 
[Ma.]
 
[Maria.]
 
[Lo uccide.]
 
[…]
 
[……………..]
 
[Il sangue disegna sentieri sul pavimento. È di rugiada. Strade che non portano da nessuna parte, poiché conducono nel cuore dell’uomo, che è il cosmo sconfinato, che è il panno bianco in cui avvolgo la mia bambina appena nata. È un mondo di rugiada.]
 
[E poi. Maria sulla soglia. Il taglio. Il dolore. Essere madre. Le lunghe unghie nere della strega. La scelta.]
 
[Volando di vita in vita lei venne al mondo, ma capì che il mondo non poteva essere raggiunto.]
 
[Eppure - eppure - ]