N.23 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 14 DI 15: ALIEN RESURRECTION).

Dopo l’estenuante odissea produttiva di Alien³, la Fox voleva continuare a sfruttare il franchise ma, memore dei fallimenti precedenti, fin da subito decise che la sceneggiatura sarebbe stata redatta da un solo ed unico sceneggiatore e a tal fine fu scelto Joss Whedon.

Whedon si era già fatto un nome nel settore in quanto aveva scritto il film “Buffy l’ammazzavampiri” e, precedentemente, aveva revisionato le sceneggiature di “Speed”, “Waterworld” e di “Twister”.

Rinnovo l’invito a non procedere oltre se non si è visto il film “Alien³” e il suddetto film.

 

Whedon era un grande fan della saga e l’essere stato scelto per scrivere il nuovo film l’aveva inorgoglito come non mai ma il continuare la storia dopo la morte di Ripley non era affatto semplice, pertanto le soluzioni potevano essere molteplici…

La Weaver aveva deciso di abbandonare il personaggio e d’altronde la fine di Alien³ poneva una pietra tombale su Ripley e quindi Whedon iniziò a scrivere la storia senza la presenza dell’iconico personaggio.

Quando Whedon arrivò a redigere una storia completa la Fox cambiò idea venendo assalita da un atroce dubbio: davvero un film senza Ripley poteva avere lo stesso successo di quelli precedenti?

La casa produttrice iniziò a fare dietrofront e grazie ad un compenso record (11 milioni di $) riuscì a convincere la Weaver a cambiare idea ma a patto che la sceneggiatura fosse stata di suo gradimento.

Inizialmente Whedon fù stizzito da questo improvviso cambiamento ma, in seguito, si rese conto che la presenza di Ripley non poteva far altro che rendere la storia ancor più affascinante. Il problema quindi diventava in che modo riportare in vita un personaggio defunto…

Whedon escogiterà una soluzione “biologica-molecolare” che riuscirà, contemporaneamente, ad assolvere a due compiti: il ritorno sullo schermo di Ripley e l’avvento di un Ellen molto diversa da quella conosciuta e venerata dal pubblico, bingo!

 

Trovata la storia bisognava cercare il regista e, a tal fine, furono contattati diversi registi famosi nessuno dei quali accettò, da Danny Boyle a Peter Jackson fino a Brian Singer.

Alla fine la 20th Century Fox trovò nel regista francesce Jean Pierre Jeunet la persona che avrebbe potuto dare alla saga una impronta differente da quelle di Scott, Cameron e Fincher.

Jeunet veniva dall’ottimo esordio di “Delicatessen” e dal successo de “La città perduta” dove aveva dimostrato di possedere uno stile personale, a volte surreale, a volte grottesco.

A cose fatte però Whedon sarà estremamente deluso dal lavoro di Jeunet affermando, senza mezzi termini, che l’opera del regista aveva decisamente umiliato la sua sceneggiatura non avendo compreso il vero senso della storia.

Aldilà di tutto, “Alien Resurrection” si basa su due grandi tematiche di cui la seconda è, volutamente, accennata e non spiegata.

 

La prima è costituita dal tema della clonazione (tema a cui si riallaccerà “Alien Covenant” vent’anni dopo).

Nel film vedremo riapparire Ellen Ripley come il risultato della clonazione di uno xenomorfo al fine di riuscire a dare vita ad un essere anatomicamente ed esteticamente uguale ad un umano ma che avesse altresì la possibilità di generare delle creature xenomorfe al fine di usarle come armi.

La Ripley protagonista è contrassegnata dal numero 8 e infatti sono 7 i tentativi che l’hanno preceduta (e ne vedremo i disastrosi ed estremamente drammatici risultati nella sequenza più bella del film) e che vengono conservati all’interno della nave “Auriga” dove si svolge la maggior parte della storia.

Essendo passati, narrativamente parlando, 200 anni dalla fine di “Alien³”, il clone numero 8 di Ripley è il risultato di dieci anni di esperimenti (tanti sono gli anni che separano il clone 1 dal clone 8) dove una regina viene fatta sviluppare all’interno del suo torace la quale viene estratta prima che si schiuda e i due DNA vengono fusi dando origine al suddetto clone.

Ripley-8 è, a tutti gli effetti, uno xenomorfo: ha acido come sangue, una forza assolutamente superiore a qualsiasi uomo, può saltare molto in alto e in lungo, le sue ferite guariscono in fretta, ha una resistenza fisica nettamente superiore a quella umana, può percepire la presenza di xenomorfi e conserva nella sua memoria alcuni ricordi della Ripley originale (su Amanda e su Newt).

In sostanza quindi il film celebra, per la prima volta, il punto d’incontro tra le due specie (umani e xenomorfi) dando vita ad un ibrido che sembra non schierarsi in nessuna delle due parti fino al momento in cui qualcosa scatta nella mente di Ripley-8…

Il secondo tema verrà accennato nell’edizione speciale del 2003 dove sono aggiunti circa 7 minuti in più di girato: l’astronave “Betty” (con a bordo Ripley-8 e l’androide “Call” interpretato ottimamente da Winona Ryder) arriva sulla Terra e le due osservano un panorama che vale più di mille parole…

Qui termina, dal punto di vista narrativo, la saga e a tutt’oggi non ci sono altri prodotti multimediali che raccontano una possibile ed ipotetica continuazione.

“Alien Resurrection” non è un film pienamente riuscito (riuscì comunque a coprire le spese poiché a fronte di un budget di 70 milioni di $ ne incassò 160 milioni), né particolarmente amato dai fan eppure, a distanza di decenni, dimostra di essere affascinante per le tematiche mostrate e per alcune scene memorabili: la “scoperta” di Ripley-8, il combattimento subacqueo e la “strategia collaborativa” degli xenomorfi su tutte.