Siamo arrivati ad un momento fondamentale per l'intero universo di Alien in quanto l'“Aliens” di James Cameron, uscito nel 1986, è probabilmente il film più importante tra tutti quelli che abbiamo affrontato finora e che affronteremo successivamente perché è quello che fa nascere la saga (prima di esso esisteva solo il film del ’79) e che farà diventare gli Xenomorfi e l’eroina Ellen Ripley due icone della cultura di massa degli anni ottanta-novanta, due figure che entreranno nell’immaginario collettivo e che a tutt’oggi possono vantare decine di milioni di appassionati in tutto il mondo.
Il successo mondiale della pellicola che lancerà, definitivamente, Cameron nell'Olimpo di Hollywood, permetterà di dare vita a tutta una serie di videogiochi, fumetti e romanzi (non sempre validi e/o importanti) che contribuiranno a dare vita alla saga e al suo canone.
Da quel momento, tutto il materiale che verrà prodotto in seguito dovrà comunque rispettare la coerenza narrativa con gli eventi del film dell'86.
Da prassi invito il lettore a non andare oltre nella lettura se non si è visto il film.
Perché è così importante “Aliens” rispetto ad "Alien"?
Il film di Scott, concretamente, non spiega nulla oltre ciò che mostra: una astronave carica di minerali, un messaggio di soccorso, un equipaggio che decide di andare ad indagare, l'incontro con una misteriosa ed aggressiva forma di vita aliena, un computer centrale che deve rispettare un particolare ordine di una fantomatica Compagnia…
Non c'è altro, nessuna spiegazione del contesto, nessun approfondimento del passato dei personaggi, niente di niente: è proprio questo mistero perenne ad affascinare terribilmente gli spettatori.
Cameron, che viene dal successo di “Terminator” di due anni prima, decide d’imbarcarsi in una impresa molto complessa e ad elevato tasso di fallimento: fare un sequel dell’”Alien” di Scott perché la storia del tenente Ripley, secondo lui, merita una continuazione.
Continuazione si ma nessuno avrebbe rischiato un dollaro per il sequel di un cult, nessuno tranne la moglie Gale Anne Hurd che si assume la responsabilità di finanziare il progetto.
Il regista però sa bene che fare un film fotocopia dell'originale potrebbe danneggiargli la carriera in modo irreparabile e quindi decide di cambiare totalmente prospettiva: chi è davvero Ellen Ripley, cosa è questa “Compagnia”, la razza aliena era presente solo sul quel pianeta o c'è dell'altro che Scott non ha mai immaginato e quindi raccontato?
Nel frattempo Scott, dopo il successo di “Alien”, deve ingoiare il clamoroso flop commerciale di “Blade Runner” e il mancato successo del successivo “Legend” e quando viene a sapere che Cameron sta iniziando le riprese del sequel del suo film lo chiama per capire che direzione narrativa voglia intraprendere.
Cameron gli risponde chiaramente che il film non vuole ripercorrere le atmosfere del film originale ma sarà molto più “militare”, con molti scontri a fuoco, soldati, armi ed esplosioni. James rassicura Ridley che non ha alcuna ambizione a superare l’originale ma vuole offrire al pubblico una guerra d’insieme (dal singolare “Alien” al plurale “Aliens”) che possa scatenare l’entusiasmo del pubblico e fare di Ripley una eroina, la quale sicuramente medita, quasi inconsciamente, l’idea di vendicarsi nei confronti della razza degli Xenomorfi che ha sterminato i suoi amici della “Nostromo”.
NASCE IL CANONE
“Aliens” è, sostanzialmente, la transizione tra due fasi inerenti il personaggio interpretato magnificamente da Sigourney Weaver.
Cameron fa terminare la fase di “vittima” (il mostro che insegue il tenente per tutta la Nostromo e Ripley che cerca di difendersi in tutti i modi) e da inizio a quella di “cacciatrice” (se mi attacchi ti vengo a stanare…) ed è proprio su questo cambiamento che si basa l'intero film.
Dal punto di vista della narrazione cinematografica, nessuno dei personaggi presenti in “Aliens” ha mai incontrato la razza degli Xenomorfi: i Marines cascano dalle nuvole, la Compagnia ritiene la deposizione di Ellen poco credibile, Burke crede che Ripley si sia inventata tutto, solamente la piccola Newt su “Acheron” (il nome dato dalla Compagnia al pianeta LV-426) sa cosa vuol dire affrontare questa specie aliena (hanno ucciso i suoi genitori e ha visto il massacro degli altri coloni) e intuisce che Ellen ha veramente combattuto contro uno Xenomorfo e pertanto inizia a fidarsi di lei.
Cameron, differentemente dal film del'79, crea un contesto (visibile unicamente nella Special Edition), fa capire cosa è accaduto in passato in quel pianeta e cosa ha fatto la Compagnia per cercare di capire se ciò che afferma Ripley sia credibile o meno: nasce il canone che diventerà una strada obbligata per tutti.
Non è affatto una casualità che la famosa trilogia di romanzi del 2014 da finalmente, una volta per tutte, una base letteraria a quei pochi minuti fatti vedere da Cameron.
Avevamo già visto che in “Alien: Out of Shadows” la Narcissus era già stata recuperata e in “Alien: River of Pain” avevamo conosciuto la colonia di Headley’s Hope presente in Acheron, una colonia dedita all’estrazione mineraria progettata ed amministrata da Curtis Headley per conto della Weyland-Yutani.
“River of Pain”, concretamente, racconta tutta la storia della colonia, fin dalla nascita della piccola Newt, al successivo ritrovamento dell’astronave aliena vista nel ‘79 che conteneva l’alveare e alla successiva contaminazione del sito da parte degli Xenomorfi che mettono in atto una strage nei confronti dei poveri ed ignari coloni.
Una piccola parte di questa storia, come detto, verrà mostrata nella “Special Edition” del ’91 ma essa non è presente nella versione cinematografica dell’86 perché Cameron non voleva svelare al pubblico gli eventi che Ripley e i Marines si erano, fortunatamente, persi (stesso identico cliché ripetuto da Alvarez, inerente i fatti accaduti sulla “Renaissance”, in “Alien Romulus”).
Sempre nella “Special Edition” Cameron dona un passato a Ripley, il pubblico infatti viene messo al corrente di una notizia che, lì per lì, sembra un dettaglio insignificante: Ellen aveva una figlia, Amanda, che muore di cancro nel periodo in cui lei vagava per lo spazio profondo, circa 5 mesi prima del ritrovamento della “Narcissus” e questa notizia viene appositamente messa in evidenza da Cameron per dare una dimensione materna a questo tenente, dimensione che successivamente esploderà quando si tratterà di proteggere la piccola Newt.
Come già sappiamo, 28 anni dopo, Amanda sarà la protagonista di “Alien Isolation” e la sua immagine verrà creata ispirandosi all’estetica della madre: ancora una volta il canone viene rispettato.
Per tali motivi “Aliens” è il film più seminale di tutta la saga: romanzi e videogiochi che escono 28 anni dopo il film e rispettano la coerenza narrativa, fumetti ed altro materiale videoludico che s'ispira spudoratamente alle atmosfere militari del gioco e tutto questo materiale multimediale non è mai stato prodotto relativamente al film di Scott che certamente rimane un Capolavoro assoluto del Cinema ma che non ha mai contribuito, dal punto di vista letterario, a porre le basi per il canone.
IL FILM
Con un cast che è ormai entrato nella leggenda, il film di Cameron, a distanza di quasi quarant'anni, sembra non avere difetti.
C'è tutto e di più: un contesto narrativo, un approfondimento dei vari personaggi (il cinico, lo sbruffone, l'impaurito, la gagliarda, etc.), una gestione del ritmo assolutamente perfetta dove le piccole pause giungono al momento opportuno prima di sottoporre nuovamente lo spettatore ad uno spettacolo che qualcuno potrà definire fracassone ma che, concretamente, porta quest'ultimo in prima linea nella battaglia contro gli Xenomorfi.
La gestione della tensione è straordinaria: l'entrata dei Marines nella colonia è da brividi lungo la schiena, il finale nel cercare di trovare Newt è contemporaneamente drammatico ed avvincente, il combattimento finale sulla nave “Sulaco” è la battaglia tra due madri che hanno un solo fine, proteggere e tutelare la propria specie.
Le riprese furono una battaglia quotidiana: la Weaver era dichiaratamente schierata contro l'uso delle armi e mal digeriva la sceneggiatura di James, la parte britannica della troupe andava sempre in conflitto con quella americana per questioni di orari e di pause (gli inglesi rispettavano alla lettera il contratto e alle 17 si fermavano per la pausa thé mentre gli americani andavano avanti senza problemi…), insomma ogni giorno sul set era davvero tosto e James dovette continuamente lubrificare gli attriti ma, in realtà, fu la Weaver che riuscì a far scendere ad un compromesso le due parti della troupe: non ci furono più dissidi.
Per il resto “Aliens” è stata una grande e dura avventura per tutti:
Tra un James che dialoga con Sigourney che, con questo film, diventerà una star mondiale…
…un set dove si respirava realmente un'atmosfera cameratesca (tutti gli attori, non soltanto coloro che impersonavano i Marines, dovettero allenarsi per mesi al fine di avere una tonicità fisica adeguata) fino…
…ai compleanni festeggiati tutti insieme per un cast che era diventato una famiglia.
“Aliens” rimarrà sempre il fulcro di tutta la saga nonostante le tematiche affrontate non siano universali (meno importanza viene, per esempio, dedicata all'Intelligenza Artificiale) ne tantomenoparticolarmente profonde.
Guerra, raffiche, proiettili, sangue e dolore, questo è quello che gli spettatori volevano vedere e che Cameron fu felice di offrire.