"A PITY" DI ALEC E KEVIN BARTH -PRESENTATO AL NÒT FILM FESTIVAL DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA

"A Pity" segna il debutto alla regia e alla sceneggiatura di Alec e Kevin Barth. La pellicola è ambientata in un monastero, abitato da un uomo solo, il "sommozzatore" (James C. Burns). La figlia (Sarah Carter) gli fa visita, rivolgendogli una serie di accuse divenute un  autentico "caso" familiare. Avendo fatto voto di silenzio, il sommozzatore non risponde mai alla figlia.

 

Nel corso della vicenda riaffiora nella mente del sommozzatore tutta la sua sventurata vicenda. In passato fu un influente politico, ma la tresca con una ventenne (Carlson Young) pose fine alla sua carriera. "A Pity" trasmette sensazioni scomode. I Barth riescono a penetrare a fondo nella psicologia dei protagonisti e, in particolare, dell'impulso diabolico che spinge l'individuo a infierire sugli indifesi. È un errore del mondo? Un crimine da punire? Oppure un istinto faticosamente imprigionato nelle regole del contratto sociale? Burns è straordinario nel ruolo del silenzioso protagonista. La sua voce si sente soltanto nei flashback, per il resto l'attore sa esprimere in ogni gesto tutta la sua inquietudine e amarezza.

La narrazione si sviluppa attraverso poche battute, spesso disincantate, e molti sguardi, ricordi, dolori oramai diluiti e levigati dal tempo e dalla consapevolezza di quanto sia effimero il passaggio terreno. L'irrompere dei momenti più drammatici è a sua volta mitigato dalla sordina del tempo, confinati nel ricordo del "sommozzatore", che forse irride, o compatisce, chi della sua caduta fu il principio, ignaro della precaria fugacità di quella meta.

Notevole è la qualità fotografia, caratterizzata dall'illuminazione naturale, come il camino acceso o una candela, che esercitano un potere ipnotico sullo spettatore.