Psycho

Spesso si mal interpreta questo film come semplice remake dell'originale capolavoro di Hitchcock (da qui deriva la valanga di giudizi negativi che questo film ha raccolto e continua a raccogliere). Ma quello di Van Sant non è un remake di Psycho: è, innanzitutto, un esperimento, una riflessione sul ruolo dell'artista. Alla stregua di quanto fatto da Von Trier ne Il Grande Capo, seppur con mezzi diversi, Van Sant si annulla: l'artista si priva della propria artisticità. Ma se il regista danese aveva perseguito questo obiettivo per mezzo della tecnologia, l'Automavision, Van Sant lo fa ricalcando, come con la carta trasparente si ricalca un disegno preesistente, l'opera di Hitchcock. È in questo che risiede la bellezza del film: del film in quanto esperimento, non in quanto mero prodotto narrativo con immagini in movimento.