L’8 settembre 2004, in piena campagna elettorale per le Presidenziali, la produttrice e giornalista Mary Mapes (Cate Blanchett), durante la trasmissione 60 Minutes II condotta da Dan Rater (Robert Redford), mandò in onda un servizio sul passato di George W. Bush all’epoca in cui prestava servizio come pilota della Guardia Nazionale dell’aeronautica del Texas, svelando come egli si fosse sottratto ai suoi doveri militari. L’attenzione di tutti all’epoca non si concentrò sulla clamorosa rivelazione quanto piuttosto sui documenti portati in trasmissione come prove, secondo molti assolutamente falsi.
Con Truth, opera prima di James Vanderbilt, torna nelle sale il vecchio caro cinema democratico militante, quello impersonato tante volte, non a caso, da Robert Redford attore e regista. Impossibile non pensare a pellicole quali Tutti gli uomini del Presidente (dedicata ai giornalisti che scoprirono il Watergate) o ai reporter presenti nei film realizzati da Redford quali Leoni per agnelli o La regola del silenzio. Vanderbilt si rifà direttamente a quel tipo di cinema, pellicole che esaltano il ruolo della stampa come faro della verità che si erge a difesa del popolo e smaschera le trame ordite dal Potere. La perfetta incarnazione del sogno americano ed una celebrazione dei suoi ideali di democrazia; quelli per i quali anche una segretaria precaria come Erin Brockovic può portare in tribunale una potente industria ed ottenere giustizia in nome dei normali cittadini. Inutile fare l’elenco dei film che ci hanno raccontato in tutte le salse questa storia, spesso rifacendosi a vicende realmente accadute come anche nel caso di Truth.
D’altra parte è lo stesso regista nella conferenza stampa ad ammettere che il film è nato dal suo interesse per il clamore suscitato dai fatti all’epoca e per la lettura del libro scritto dalla stessa Mapes.
Come già detto il cuore della vicenda ruota intorno ai cambiamenti che ha subito negli ultimi anni il giornalismo e sul fatto che all’epoca tutti si concentrarono sull’autenticità dei documenti piuttosto che sulla vicenda Bush.
Vanderbilt proprio di questo si occupa cercando tuttavia, come dirà alla stampa, di arrivare alla verità emotiva dei fatti.
Il problema è la forma scelta per arrivare a questo ambizioso obiettivo.
Per gran parte della sua durata Truth regge alla grande e riesce ad appassionarci come fosse un thriller. Merito di un cast come sempre straordinario ma anche di una sceneggiatura di ferro, campo nel quale Vanderbilt è maestro viste le sue passate esperienze (Zodiac, Sotto Assedio i due The amazing Spider-Man).
Truth si affida ad una regia classica ed invisibile, alterna le vicende personali ed umane alle parti più prettamente investigative, ha un ritmo serrato che riesce persino a far dimenticare la scarsa attenzione data ad alcuni personaggi a discapito di altri.
Il problema è che alla fine l’insieme è identico a migliaia di altri film e non riesce ad avere un briciolo di personalità. Vanderbilt a differenza di film scritti da lui quali Zodiac, non riesce mai a gettare una luce sui lati oscuri della vicenda, non scava in profondità, non affonda il coltello neanche quando ne avrebbe la possibilità (come nel caso del rapporto tra Mary ed il padre). Addirittura, nella parte che riguarda l’inchiesta interna alla Cbs, finisce per adagiarsi in uno stile che ricorda i film ambientati in tribunale, senza mai un guizzo che non sia quello offertogli da una straordinaria Cate Blanchett.
Ed infine, quando si tratta di chiudere il suo film, si affida ad inquadrature enfatiche che riducono il cinema del suo modello Robert Redford a pura ed insopportabile retorica.
Eppure siamo sicuri che proprio il suo stile classico, la sua retorica da quattro soldi e le interpretazioni di simili mostri sacri porteranno lontani Vanderbilt ed il suo film e forse alla fine avrà ragione chi in sala stampa ha parlato di Oscar. Noi, da parte nostra, scommettiamo che già da ora Truth è uno dei titoli più papabili per contendersi l’unico premio previsto da questa decima edizione della festa del Cinema di Roma; quello del pubblico.