"Non è un documentario su di me, è sullo zaino (di Chatwin ndr)".
Nelle parole che Werner Herzog rivolge ad una delle guide che erano presenti sul set di Grido di pietra (1991) si nasconde, forse, l'anima più profonda di Nomad: In the footsteps of Bruce Chatwin.
Il regista bavarese ripercorre la vita del celebre esploratore, al quale era legato da profonda amicizia, seguendo le tracce dei suoi viaggi, cercando di restituirne lo spirito di ricerca.
Tutto sembra avere inizio dalla curiosità di Chatwin per gli oggetti esposti nella vetrinetta di famiglia.
Tra questi la pelle di un animale preistorico, riportata da un suo parente, il capitano Charles Milward.
Sarà proprio questo reperto a spingere Chatwin anni dopo ad intraprendere il suo viaggio In Patagonia.
Partendo da questo spunto Herzog ricostruisce la vita e le passioni dell'esploratore anche con l'aiuto della vedova e di alcuni studiosi.
Il film si struttura in una serie di capitoli che vanno dalla Patagonia, alle vie dei canti degli aborigeni australiani, sino ai paesaggi dell'anima, nei quali Herzog si riconferma il più grande regista vivente quando si tratti di dare un'anima alla natura, che nessuno sa riprendere come lui.
Al tempo stesso, però, la vita, le opere e soprattutto la filosofia di Chatwin diventano un modo per parlare di sé stesso.
Inevitabilmente Herzog, ricordando il suo rapporto con lo scrittore, finisce impantanato nella sua stessa biografia, complici anche alcune affinità tra i due.
Ecco allora che Herzog ripercorre la travagliata realizzazione di Grido di pietra.
Oppure, come già accaduto in Kinski, il mio nemico più caro, torna ad evocare le riprese di Cobra verde, sul cui set era presente anche Chatwin oramai malato, culmine e punto di non ritorno del suo rapporto di amore/odio con Kinski.
L'impressione è che Nomad in corso d'opera si sia trasformato in qualcos'altro rispetto alle intenzioni iniziali.
Bruce Chatwin diventa così il mezzo con il quale ripercorrere i propri passi e riflettere su sé stessi.
Tuttavia Nomad contiene anche importanti riflessioni sull'importanza del camminare.
C’è infatti un  sottile filo rosso che lega le vie dei canti degli aborigeni alle esplorazioni di Chatwin e ad alcune esperienze di Herzog, prima tra tutte il pellegrinaggio laico a piedi da Monaco a Parigi per salvare il critico e mentore Lotte Eisner già narrato in Sentieri nel ghiaccio.
Premesso che sia per Chatwin che per Herzog, la scomparsa del nomadismo viene individuata come la causa principale dell'estinzione della razza umana, ecco che allora camminare diventa un atto spirituale di conoscenza di sé e la misura di tutte le cose, un punto di vista privilegiato attraverso il quale osservare la realtà circostante recuperando dimensioni ancestrali che, come le foto dei popoli primitivi della Patagonia, non solo rischiano di scomparire ma anche di perdere completamente di senso.