Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

Hurricane

(Film, 2015)
“…Volevamo essere presenti, là, nell’occhio del ciclone, sull’orlo del baratro, quando si affrontano le paure inconsce e tutto sembra perduto, ma la speranza, in qualche modo, e nonostante tutto, sopravvive.
Dicono che la tridimensionalità sia morta, eppure la stragrande maggioranza di noi osserva il pianeta attraverso la magica prospettiva del 3D. È la nostra “tecnica di ripresa” della realtà. Sì, ma per quanto riguarda il cinema è solo un trucchetto, diranno alcuni…Il nostro è un mondo tridimensionale, dunque quale tecnica migliore per esplorare l’immensità di un uragano se non la nostra prospettiva unica in 3D?  E questo è il risultato. Stesse intenzioni anche per l’aspetto sonoro. Lo scopo era di trasportare il pubblico laggiù, al fianco della nostra troupe, direttamente al centro degli eventi. I nostri operatori sono stati nel cuore pulsante del cataclisma, equipaggiati con dei macchinari per le riprese in 3D scomodi, pesanti e ingombranti, in modesti alloggiamenti impermeabilizzati. Li abbiamo spediti in località remote e hanno lavorato necessariamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, esposti alle peggiori correnti d’aria che le forze del pianeta possano produrre. Li abbiamo deliberatamente inviati nell’inferno in terra. E sono ritornati portando con loro qualcosa di assolutamente inaspettato. La bellezza...”
Non c’è modo migliore per parlare di Hurricane 3D (Titolo originale: Ouragan, l’odyssèe d’un vent 3D) se non con le parole del suo regista.
Sin’ora, per quanto riguarda il cinema, solo Werner Herzog (Cave of forgotten dreams del 2010) e Wim Wenders (Pina 3D del 2011) avevano pensato di usare la tecnica del 3D per girare un documentario ma stranamente nessuno aveva immaginato di fare la cosa più semplice e banale del mondo, riprendere in tutta la magnificenza delle tre dimensioni, la meraviglia della natura.
Il risultato è semplicemente una continua e terrificante meraviglia di quelle che ti fanno rimanere a bocca aperta.
Andy Byatt e la sua troupe ci trasportano letteralmente dentro l’uragano visualizzandolo come mai prima d’ora con sequenze di indimenticabile bellezza nelle quali emerge tutta la potenza di questi eventi a ricordarci l’incommensurabile forza sprigionata dagli eventi naturali e la nostra misera impotenza di fronte ad essi.
Hurricane 3D segue l’intero percorso di Lucy, dalle coste del Senegal sino agli Stati Uniti.
Questo uragano comincia come un monsone che finalmente riporta la pioggia sulle terre arse dell’Africa, devasta la foresta vergine di Porto Rico, fa tabula rasa delle abitazioni di Cuba e termina di esercitare il suo potere in Louisiana distruggendo intere città che letteralmente scompaiono sotto acqua.
I momenti memorabili sono tanti. La terribile tempesta di sabbia sulle coste del Senegal, gli animali che cercano rifugio nella foresta, le macerie delle case a Cuba quando tutto è finito, le strade degli Stati Uniti che diventano fiumi ed ancora la potenza delle onde di cinque-sei metri riprese sottacqua con un effetto sonoro che richiama alla mente il frastuono dei bombardamenti.
Hurricane mostra gli effetti di una simile violenza sia sugli animali che sugli uomini, sulle grandi e le piccole cose senza fare differenza ma mostrando come sempre l’uragano porti devastazione.
Nella mente rimangono impresse immagini, un camaleonte che cerca di resistere ai venti di 200 km orari abbracciato ad un ramo, un termitaio che scompare inghiottito dall’acqua, una rana che cerca rifugio sotto una foglia, il terrore di un pipistrello quando il tuono sconquassa la foresta, un opossum che cerca disperatamente rifugio dentro un vaso rintanato all’angolo tra due palazzi.
Il film ci mostra le piante sradicate, le coltivazioni distrutte, le strade che diventano fiumi, le case di mattoni ridotte a macerie, le carcasse di animali trascinate via. Riesce fisicamente a farci vedere l’invisibile, ovvero il vento. Ci porta nello spazio a rimirare i 3200 kilometri di diametro dell’uragano e poi a bordo di un aereo sino al suo centro dove vige la calma più assoluta.
Soprattutto ci ricorda che in natura nulla avviene per caso. Così la violenza dell’uragano permette alle piante della foresta di Porto Rico che da 40 anni cercavano di crescere di vedere finlmente la luce e alle terre dell’Africa di avere l’acqua. E forse cambia anche il nostro animo facendoci capire quanto siamo piccoli di fronte all’universo e quanto sia importante stare vicini ed aiutarsi l’un l’altro, arrivando in alcuni casi a ridarci anche il senso della vita come ci racconta un cubano che ricorda quando da vagabondo stava per annegare a causa di un uragano e pensò “non voglio morire così”.
Ora speriamo solo che questo splendido film trovi una distribuzione adeguata.