Sono passati esattamente 40 anni da quando John Carpenter con il suo terzo film, Halloween, ha fissato definitivamente le regole dello slasher, le stesse che anni dopo Wes Craven elencherà nel primo Scream.
La fortunata saga ha avuto ben 8 capitoli ai quali vanno aggiunti i due film, esterni ad essa, girati da Rob Zombie.
Evidentemente però la Blumhouse, la casa di produzione fondata da Jason Blum alla base di fortunate saghe quali quella di Paranormal activity, di Insidious o di The purge (e di tante altre pellicole anche non horror) sentiva il bisogno di rimpinguare ulteriormente le sue già ricche casse riesumando ancora una volta il serial killer del 31 ottobre.
Alla regia stavolta c’è David Gordon Green il cui nome è indissolubilmente legato a commedie quali Strafumati o Lo spaventapassere, sebbene abbia girato anche film drammatici.
Il nome di Green era uno dei tanti circolati intorno al progetto di remake di Suspiria poi definitivamente preso in mano da Luca Guadagnino.
Evidentemente però al regista era rimasta la voglia di cimentarsi con un horror e l’occasione è giunta appunto con questo film.
Il nuovo Halloween fa completamente tabula rasa di tutti gli altri episodi e si ricollega direttamente al capostipite.
Sono passati esattamente 40 anni da quella notte fatale, il dottor Loomis (interpretato originariamente da Donald Pleasence) è oramai morto sostituito da un nuovo medico ma Myers (interpretato come nel primo film da Nick Castle) è ancora vivo e vegeto.
Laurie (Jamie Lee Curtis e chi sennò?) nel frattempo ha avuto una figlia ed una nipote ma la sua vita è trascorsa all’ombra dell’uomo nero per il quale ha sviluppato un’insana ossessione che l’ha portata ad avere un rapporto assai complicato con la figlia e a vivere in una casa-fortezza pronta a ricevere degnamente il ritorno dell’omicida.
L’idea migliore di Green è proprio quella di provare a narrare cosa accade a chi è sopravvissuto ad una simile strage, una strada peraltro già percorsa negli Halloween II girati rispettivamente nel 1981 da Rick Rosenthal e nel 2009 da Rob Zombie.
Il regista ha cercato di dare a Laurie una storia, narrandoci la sua vita dopo la strage, i suoi matrimoni falliti e l’incomunicabilità con la figlia e, soprattutto, tramite la figura della nipote ha creato un perfetto corrispettivo dell’adolescente della prima pellicola nel tentativo, in qualche modo, di ripercorrerne i passi con i dovuti aggiornamenti e cambiamenti.
L’idea migliore però rimane quella di far vivere la protagonista in una casa piena di sistemi di allarme, grate, trappole e rifugi segreti, costruita apposta per il ritorno di Myers.
Per il resto l’unico momento veramente riuscito è la sequenza iniziale in cui due giornalisti si avvicinano al serial killer.
Dopodiché seguono 105 minuti di nulla più assoluto.
Il nuovo Halloween non è neanche un film brutto, semplicemente è un film inutile in cui una debole trama tiene insieme una serie di omicidi privi di qualsiasi logica (a differenza del film di Carpenter e del remake di Zombie) con momenti di ilarità ce non si capisce se siano intenzionali o meno.
Il personaggio di Myers è uno dei più difficili da gestire in quanto è sì l’incarnazione del male ma poi, a conti fatti, è solo una perfetta macchina per uccidere, un gigante muto e minacciosa che ammazza tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Carpenter e persino Zombie, sebbene in modo diverso, erano riusciti a costruire un’atmosfera di inquietudine che dava un senso al personaggio; qui invece la tensione manca del tutto e dunque il film si riduce ad una conta di morti che vengono uccisi senza che se ne comprenda il motivo ed alcune volte pure fuori campo.
L’unica cosa che fa veramente paura è il finale aperto che lascia spazio ad eventuali sequel, un’ipotesi veramente terrificante.