Sandra (Marion Cotillard) ha due giorni e una notte per convincere i propri colleghi di lavoro a rinunciare a un bonus di produzione di 1.000 euro ed evitare così il suo licenziamento. La protagonista della nuova pellicola dei fratelli Dardenne compie un gesto scandaloso, chiedere aiuto, e questo suo atto costringe le persone con le quali entra in contatto a mettersi in discussione. I colleghi di Sara si trovano a dover scegliere se mettere al centro delle loro esistenze le relazioni umane ed i vincoli di solidarietà e fratellanza piuttosto che i rapporti  di forza basati sul denaro. Quello che interessa i due registi/sceneggiatori non è l’esito finale, ovvero se Sandra conserverà il suo posto di lavoro, anche perché, trattandosi di un film realista e non di una sciocca produzione hollywoodiana, è abbastanza ovvio capire come andrà a finire. Il fulcro del film è piuttosto il processo stesso innescato dalla richiesta di Sandra. Due giorni, una notte si pone così come l’ennesimo tassello di un cinema etico e morale ma mai moralista. Ancora una volta i Dardenne scelgono di interrogare lo spettatore piuttosto  che di fornire facili risposte, che tra l’altro non esistono, almeno a livello universale. Fanno tutto questo utilizzando i mezzi espressivi che da sempre contraddistinguono la loro estetica. Macchina a mano che segue i personaggi standogli fisicamente addosso, quasi in maniera claustrofobica, pedinandoli e stringendosi spesso sui loro corpi e sui loro volti. Dialoghi ridotti all’osso e che, in questo caso, si ripetono con minime variazioni visto che le parole usate da Sandra sono praticamente quasi sempre le stesse. Introducono giusto delle variazioni minime, come l’uso della musica in due momenti del film e alle volte rischiano di scivolare in soluzioni banali e scontate come nella scena dello xanax (chi vedrà il film capirà). L’azzardo maggiore lo compiono decidendo di affidare il ruolo principale al volto di Marion Cotillard, una scelta rischiosa vista la popolarità di questa star del cinema, vinta però in pieno in quanto l’attrice letteralmente si annulla nel suo personaggio. Come detto i Dardenne pongono domande e si rifiutano di dividere semplicisticamente la realtà da loro descritta in giusto e sbagliato, in ragione e torto. Sandra fa bene a difendere con le unghie e con i denti il suo posto di lavoro, così come i suoi colleghi hanno un disperato e reale bisogno di quei soldi. Spesso si sente dire alla protagonista “Non sono io ad avervi obbligato a scegliere” e gli interlocutori rispondere “Ma non l’ho deciso neanche io”. I personaggi di Due giorni, una notte sono tutti vittime di meccanismi che li tengono schiacciati sotto il peso delle necessità economiche. Per questo l’arrivo di Sandra sconvolge le loro vite perché gli propone un’altra visone del mondo. Tutti, anche coloro i quali si rifiuteranno di incontrarla, non usciranno indenni da questo incontro. Persino chi da subito rifiuterà di aiutarla sarà costretto a fare i conti  con i propri sensi di colpa, con la profonda spaccatura che si apre tra ciò che è moralmente giusto (aiutare il proprio collega di lavoro in difficoltà) e la loro stessa sopravvivenza così legata a quei soldi. Non a caso molte delle persone che aiuteranno Sara contemporaneamente rimetteranno in discussione tutta la loro vita. Ci sarà chi sceglierà di stare dalla sua parte perché questo gli ha insegnato la sua religione, chi si ricorderà di quando appena assunto era stato aiutato proprio dalla donna, chi grazie a lei scoprirà la violenza e la cattiveria dei propri presunti amici. Chi infine come Anne (Christelle Cornil) troverà addirittura il coraggio per lasciare un marito oppressivo e violento. I Dardenne offrono insomma un’altra visione del mondo senza però giudicare nessuno. Non esistono scelte giuste, ognuno dei personaggi dovrà fare i conti con il peso delle proprie decisioni sapendo che in ogni caso dovrà rinunciare a qualcosa. Al centro di questo scontro etico troneggia il personaggio di Sandra che si presenta in tutta la sua fragilità, depressa e sempre pronta a piangere, una donna che si sente del tutto inadeguata e che continuamente si chiede che diritto abbia di fare quella richiesta così scandalosa. Sarà proprio lei alla fine, quando verrà il suo turno di scegliere, a decidere di seguire la strada più difficile. Il suo percorso l’ha portata ad avere di nuovo fiducia nel mondo, nel prossimo, nella vita ed in sé stessa. Così Sandra si incammina verso un futuro sicuramente buio e pieno di incertezze ma può farlo con il sorriso di chi sa di aver fatto la scelta giusta. La sua decisione, così come quella dei suoi colleghi, ci riguarda da vicino perché, in fondo, ognuno di noi, ogni giorno, deve prendere scelte simili. Sta a noi, sembrano suggerirci i Dardenne, decidere quale cammino percorrere. Se guardare all’oggi e all’immediato oppure scegliere la via più impervia ed aprire il nostro volto ad un sorriso pieno di speranza nonostante il futuro sia pieno di nubi.