Durante un giorno di normale routine i poliziotti Lars Harsen e Christian Toft (Nikolaj Coster-Waldau) si imbattono in Ezra Tarzi (Eriq Ebouaney) non spaendo che questi è un terrorista dell’Isis. Lars finisce ammazzato e Lars si lancia in una caccia all’uomo.
Lo aiuterà Alex (Carice van Houten) che aveva una relazione segreta con Lars.
Ma sulle tracce di Ezra c’è anche l’agente della CIA Joe Martin (Guy Pearce) deciso ad utilizzare l’uomo per catturare Al-Din, uno dei leader dell’ISIS.
 
“Domino non è un mio progetto. Non ho scritto la sceneggiatura... Ho avuto un sacco di problemi coi finanziamenti, non ho mai avuto un’esperienza così orribile sul set. Una gran parte del nostro team non è ancora stata pagata dai produttori danesi...”.
Al giorno d’oggi finisce così, salvo rare eccezioni, la carriera dei grandi vecchi di Hollywood.
Con un film a basso budget, anzi senza budget visto che la troupe deve ancora essere pagata, disconosciuto dal suo stesso regista e che assomiglia ad un telefilm pomeridiano di quelli che danno su Raidue con un paio di attori presi da Games of Thrones e neanche il controllo sul montaggio e sul final cut, tanto che si dice che De Palma voglia provare a portare al cinema la sua versione che dovrebbe essere addirittura di 148 minuti contro gli attuali 89.
In Domino la mano di De Palma, diciamocelo chiaramente, è praticamente assente.
Al massimo ci si può accontentare di qualche autocitazione.
L’inseguimento sui tetti ennesimo omaggio ad Hitchcock e soprattutto la scena finale durante la corrida che è, forse, l’unica cosa che si salva.
Alle volte viene il dubbio se il regista ci sia o ci faccia, è il caso dell’attentato che si svolge durante un Festival del cinema.
Forse dovremmo leggerci dietro un messaggio politico, così come su quel finale in cui scorre un filmato terrorista mentre la voce di un presunto capo dell’Isis proclama “Riempiremo il loro minuto di silenzio con il nostro grido di trionfo: Allah è grande”, oppure una critica al cinema moderno visto che la strage è ripresa, tramite l’uso dello split screen, come fossimo in un videogioco sparatutto in prima persona con risultati ridicoli e deprimenti, manco fossimo in un film amatoriale girato con un computer da quattro amici con pochi soldi.
Ma sì, forse in controluce, c’è un intento polemico, sottolineato dall’analisi che Christian fa di uno dei filmati di sgozzamenti perpetrati dall’Isis parlando di montaggio e di slow motion, segno che De Palma, maestro di cinema, si è perfettamente reso conto del linguaggio cinematografico che sta dietro quelle orribili immagini che, purtroppo, noi tutti conosciamo.
Però non è che ci si può accontentare di una frase buttata lì dall’agente della CIA Joe Martin; “Siamo americani leggiamo le vostre email”.
Non sappiamo neanche se temere o sperare nella versione integrale, ci auguriamo solo che non sia questo l’ultimo film di De Palma.